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Padre Luigi Scuccato

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Foto PIME: Padre Luigi Scuccato

Padre Luigi Scuccato (1920-2011) conosciuto anche come padre “barba”, è stato un missionario nativo della provincia di Vicenza, bizzozerese d’adozione, vissuto in Bangladesh per 63 anni.


Nato a Povolaro (frazione del comune di Dueville in provincia di Vicenza) il 2 giugno 1920, padre Luigi Scuccato si è trasferito a Bizzozero, in località Bustecche (all’epoca parte integrante della parrocchia dei SS Evasio e Stefano di Bizzozero) con la sua famiglia a soli 5 anni, nel 1925.

Fu dunque nella comunità parrocchiale di Bizzozero che il futuro padre Scuccato crebbe e maturò la sua vocazione sacerdotale che lo portò ad entrare nel seminario diocesano di Milano.

Qui la sua vocazione al sacerdozio si orientò all’impegno missionario, grazie anche alla lettura della rivista “Italia Missionaria”, come lui stesso racconterà più tardi. La sua richiesta di inserimento al PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) fu accolta il 25 settembre 1940; così dal seminario diocesano di Venegono Inferiore passò al seminario del PIME di Milano, che fu poi trasferito alla Grugana a causa degli avvenimenti bellici.

Alla Grugana concluse la sua preparazione teologica e dopo il Giuramento Definitivo avvenuto il 7 agosto 1943, fu ordinato sacerdote il 18 dicembre 1943 dal Beato Alfredo Ildefonso Schuster, nel duomo di Milano. Come tradizione vuole, il novello sacerdote celebrò quindi la sua prima messa solenne nella parrocchia d’origine il 25 dicembre 1943 (chiesa parrocchiale dei SS. Evasio e Stefano).

Il suo invio alle missioni dovette essere rimandato sino al 1948, a causa dei già citati eventi bellici; in attesa dunque della partenza fu assegnato in successione come coadiutore a diverse parrocchie diocesane: prima a Monza, poi a Cirimido (CO), quindi a Schianno ed infine a Cartabbia.


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Foto Anna Scuccato: Padre Luigi Scuccato nel 1961, in piazza S. Evasio a Bizzozero

 

LA MISSIONE

Finalmente nel 1948 venne definita la sua destinazione missionaria: il Bengala nell’allora Pakistan Orientale oggi Bangladesh. Lo stesso anno con altri 4 missionari (padre Angelo Maggioni, padre Luigi Og­gioni, padre Cesare Pesce, padre Luigi Pinos), si imbarcò sul mercantile Taurinia (affondato poi nel viaggio di ritorno in Italia !), che da Genova lo condusse in 27 giorni di navigazione sino a Bombay, la prima tappa del viaggio. Qui, a causa della mancanza di un visto le autorità locali ne ostacolano lo sbarco, sino all’intervento del vescovo locale.

Per raggiungere però Dinajpur (la sua destinazione in Bengala), dovette affrontare un altro viaggio di 7 giorni in treno, con un avventuroso cambio a Calcutta, dove –praticamente smarritosi- racconterà di essere stato aiutato da un missionario incontrato casualmente; dell’episodio ricorderà la sua prima impressione: “un uomo scheletrico; tra qualche mese sarò anch’io conciato in questo modo!”. Ma il viaggio proseguì, e giunto infine in Bangladesh, l’ultimo tratto del suo lungo viaggio fu fatto a bordo di un carro.

“La tomba dei bianchi”, così era soprannominata quell’area del paese, ed infatti ad accogliere il nostro illustre concittadino vi erano le tombe dei confratelli morti negli anni precedenti, a 34, 32, 28 anni di età, per malaria e dissenteria. Circostanza che lo impressionò profondamente: "Volevo usare bene il tempo perché sapevo di averne poco, quindi mi misi a lavorare sodo, senza risparmiarmi. Ero pronto, sapevo che sarei morto presto. Ma lavora e lavora, dopo 60 anni sono ancora qui a lavorare. La differenza è che ora sono meno pronto a morire...", racconterà lo stesso Scuccato nel 2008, in occasione dei festeggiamenti per i suoi 60 anni di missione.

La sua prima assegnazione fu dunque a Dhanjuri, tra la tribù Santal, e poi nel 1954 a Mariampur. Dal 1971, dopo la guerra d’indipendenza, il vescovo chiese la sua disponibilità e così fu trasferito in varie parrocchie, secondo le necessità, tra cui: Boldipukur, Suihari, Dhanjuri, Mothurapur e Ruhea.
Infine fu assegnato a Beneedwar.

 

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Foto PIME: I missionari PIME in Bangladesh - Padre Scuccato è il secondo da sinistra della seconda fila


UN NUOVO MONDO

Padre Scuccato in Bengala entrò in contatto con un mondo completamente diverso da quello da cui proveniva, sia da un punto di vista socio-economico che culturale religioso.

Il Bengala era ed è uno dei paesi più poveri del mondo, tanto che padre barba visse dal 1948 fino alla fine degli anni cinquanta in una “casa parrocchiale” di fango col tetto di paglia, incapace di proteggere adeguatamente dalle piogge monsoniche. Al suo arrivo, nel 1948, non esisteva ancora la luce elettrica, che nella città e nella casa episcopale di Dinajpur arrivò solo nel 1958. Ancora nel 2004, Linda Terziroli che lo visitò in missione, racconta come egli vivesse in “un luogo così sperduto, così essenziale (le case erano per lo più d’argilla e paglia), tanto umile da sembrare un presepe (quando andai lì non v’era luce se non con il generatore che più non funzionava che il contrario) e non c’era il telefono se non nei vicini “bazar” come venivano chiamati dei baracchini che vendevano mercanzie”.

Un mondo molto diverso anche sotto il profilo culturale, come riferirà egli stesso: “Noi lavoriamo fra i tribali che sono una piccola minoranza animista, fra i quali nasce la Chiesa. Un apostolato faticoso ma consolante perché si convertono e diventano anche cristiani fervorosi e fedeli. Le difficoltà maggiori sono di far capire il dovere di perdonare le offese, di ammettere l‘uguaglianza tra uomo e uomo e tra uomo e donna, il senso del gratuito, del volontariato e in genere dell’amore a tutto il prossimo, anche il più lontano”.

Per questo in quell’area del mondo le missioni sorgono nelle foreste, nei posti più sperduti, lontano dalle vie di trasporto, per avvicinarsi ai tribali.

Una delle ultime parrocchie (o missioni) che furono seguite da padre Luigi, contava 4.000 battezzati e qualche centinaio di catecumeni, che però erano distribuiti su quaranta villaggi sparsi su un territorio di decine e decine di chilometri, con solo una trentina di cappelle; di queste trenta cappelle, solo sei erano in muratura, le altre di fango e paglia. Del resto una cappella in muratura con la stanza e i servizi per il padre aveva (ed ha) costi importanti per una comunità così povera (stimati in circa 6.000 Euro nel 2010). “La cappella in muratura attira molto – scriveva sempre nel 2010 padre Scuccato a padre Gheddo – ma le facciamo quando troviamo i soldi”.

Il numero di cappelle risulta inferiore al numero di villaggi perché di norma i villaggi stessi non erano (e non sono) abitati da soli cristiani, anzi solo alcune famiglie sono battezzate. Del resto in Bangladesh ancora oggi i cattolici sono solo lo 0,4% dei 150 milioni di bengalesi (quasi tutti musulmani).

 

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Foto PIME: Padre Luigi Scuccato l lavoro a lume di candela

 

IL SUO CARISMA

In questo contesto l’attenzione di padre Scuccato è sempre stata rivolta agli “ultimi” ed in particolare ai tribali Santal, di cui ha imparato a conoscere benissimo la lingua. In una testimonianza raccolta durante un’intervista, raccontò che per imparare il Santal e il bengalese, andava tra i bambini più piccoli della scuola.

Un’attenzione ricordata anche da monsignor Gervas Rozario, vescovo di Rajshahi, durante l’omelia funebre: “Padre Luigi ha vissuto la sua vita missionaria in modo esemplare, predicando la Parola e facendosi carico soprattutto dei poveri, orfani e malati di ogni religione e razza”.

Proprio per questo desiderio di raggiungere “i suoi” ultimi, uno dei tratti caratterizzanti la sua attività pastorale, che ha sempre impressionato tutti coloro che l’hanno conosciuto, è stata la sua “mobilità”, il suo instancabile viaggiare a piedi, ma soprattutto in bici e poi in moto, su strade sterrate e attraverso la giungla; anche quando i monsoni allagavano il Bangladesh, lui non si fermava e arrivava a fare decine di chilometri a piedi nell’acqua e nel fango.

In un suo scritto ricorda: “Nella mia vita in Bengala ho corso vari pericoli, girando nei villaggi dove non c’erano strade, ponti, mezzi di trasporto. Pericoli di leopardi, serpenti, ladri, fiumi da attraversare con la bicicletta in spalla e l’acqua alla cintola oppure su passerelle precarie di bambù”. 

Per queste persone aveva imparato a usare la cazzuola e a cuocere i mattoni, sempre impegnato a fare progetti, ad avviare iniziative, ad operare nella promozione e nell’educazione dei tribali costruendo scuole e ostelli ma anche combattendo la lebbra, un morbo ancora ben presente in questa parte del mondo.

Ma l’attività più pratica era solo un mezzo, l’obiettivo era quello di permettergli di avvicinare la gente, incontrarla e ascoltarla, non per nulla era famoso per l’attenzione con cui seguiva le coppie e le famiglie, tanto che scherzosamente gli altri missionari sostenevano che quando gli saliva la pressione era perché aveva saputo di qualche coppia che aveva litigato.

Padre Scuccato per tutto il suo lungo impegno pastorale ebbe come stella polare del suo agire le parole che padre Bianchi gli disse nel 1948, all’atto della sua partenza: “Osservate, tacete, imparate”.

 

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Foto d'archivio: Padre Luigi Scuccato durante un'inaugurazione di una nuova struttura

EPISODI

63 anni di missione recano con se una quantità quasi sterminata di episodi significativi o curiosi, per la maggior parte patrimonio dei suoi fedeli e fratelli di missione; ne riportiamo quindi solo qualcuno fra i pochi pervenutici.

Il suo spirito può essere intuito da quanto gli è accaduto solo qualche tempo prima della morte: in un ospedale del Bangladesh, mentre veniva portato d’urgenza in sala di rianimazione per una grave deficienza respiratoria e per il crollo della pressione ai minimi, il carrello che lo trasportava si rovesciò per una ruota difettosa, buttando a terra lo sfortunato passeggero che picchiava la testa, riportava una lacerazione al gomito e due costole incrinate. Eppure, appena rimesso sul letto padre Luigi si riprese, tornando a respirare normalmente, e a registrare un livello di pressione accettabile; fu lui stesso a rassicurare i soccorritori dicendo che era caduto altre volte in bicicletta nei suoi giri per i villaggi…; qualcuno parlò di shock therapy.

Altri episodi ci testimoniano invece il suo essere tutto proteso verso le anime che gli erano state affidate, come quando da Bizzozero gli fu spedito un registratore affinchè potesse raccontare la sua storia, da conservare e far ascoltare anche in patria, ma che lui utilizzò per registrare dei canti, così da poterli insegnare più facilmente; oppure come “quando è venuto in Italia – è il racconto di un suo confratello di un incontro avvento nel 2000- mi ha chiesto se riuscivo a procurargli un’altra motocicletta. Quella che aveva, che non guidava lui, naturalmente, ma il catechista che lo portava in giro, l’aveva infatti regalata a un giovane prete al momento della sua partenza dalla parrocchia”.

Decisamente di altro tenore gli episodi legati alla convivenza con il mondo islamico, che se normalmente rispetta la piccola comunità cristiana del Bangladesh e l’attività dei nostri missionari, non è comunque esente da episodi e momenti di intolleranza, tanto che in una circostanza padre Luigi si dovette nascondere in un armadio vicino al fiume, passandovi l’intera notte; lui stesso ricordò in una sua lettera: “In alcuni paesi dell’India e del Pakistan i cristiani sono perseguitati da fanatici indù o musulmani: il Signore lo ha predetto: «Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi, ma non temete: io ho vinto il mondo». E’ la storia del Cristianesimo…”.

Questa sua conoscenza delle esigenze materiali ma soprattutto spirituali dell’uomo traspare in un’acuta osservazione di padre Scuccato riportata da padre Gheddo sul quotidiano Avvenire: “Il bengalese è aperto e senza complessi, cordiale, lavoratore, tollerante, non ama la violenza e si adatta ad ogni situazione e lavoro. Ho chiesto a padre Luigi Scuccato, che vive qui dal 1948, il motivo di questo carattere. Risposta lapidaria: «La povertà educa, la ricchezza diseduca»”.

Significativo anche un suo scritto del 2004: "Padre Francesco Saverio scriveva dall'India. Molto spesso mi viene in mente di percorrere le università d'Europa e di mettermi a gridare come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità. Oh! se costoro si dessero pensiero anche di questa povera gente infelice, sofferente, negletta, onde potere rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti".

 

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Foto PIME: Padre Luigi Scuccato nel 2008 ai festeggiamenti per i suoi 60 anni di missione

PADRE BARBA E BIZZOZERO

Eppure il molto tempo trascorso in quella terra lontana e il forte legame costruito con la gente del posto, non ha potuto cancellare un altro legame, quello con Bizzozero. Un legame fatto di affetto, di rari ma intensi incontri accolti con particolare curiosità dai bambini di Bizzozero, colpiti da quella lunga barba che negli anni è diventata sempre più bianca, facendogli conquistare l’affettuoso nomignolo di “Padre Barba”, che nella fantasia dei più piccoli lo rendeva tanto simile a Babbo Natale; un rapporto che continuava negli anni, fino al matrimonio (le offerte raccolte in occasione di tutti i matrimoni celebrati a Bizzozero erano inviate a lui) e oltre (per tutti questi anni nella chiesa dei SS Evasio e Stefano, che tanti anni fa ospitò la sua prima Santa Messa, è stata presente una ben visibile cassetta per le offerte a lui destinate). Aiuti economici cui puntualmente seguivano le sue lettere di ringraziamento lette in chiesa e pubblicate sul periodico parrocchiale, in cui raccontava di quanto veniva realizzato con quei contributi, lettere che rendevano compartecipe tutta la comunità parrocchiale di Bizzozero del suo impegno missionario.

 

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Foto Pime: Padre Barba

 

LA MORTE

Una vita intensa, che si è letteralmente consumata per gli altri. L’inesorabile avanzare dell’età, negli ultimi anni, ha indebolito il suo corpo (non certo il suo spirito), costringendolo su una sedia a rotelle, portandolo spesso in ospedale e obbligandolo a periodi di riposo forzato.

Proprio per questo a marzo del 2011, già molto debole, era ospite da qualche giorno nella casa PIME a Dinajpur per cure e riposo; martedì 15 marzo però aveva voluto tornare nella sua missione di Beneedwar poiché la settimana successiva (lunedì 21 marzo), ci sarebbe stata l'inaugurazione del nuovo ostello da lui progettato.
Ma il Signore però l’ha chiamato a se venerdì 18 marzo, accogliendo il suo desiderio di morire fra la sua gente
I funerali si sono svolti l’indomani, sabato 19 marzo; erano presenti i vescovi di Rajshahi e Dinajpur, le due diocesi dove padre Luigi ha operato in questi anni, oltre ai missionari del PIME presenti nel paese, a moltissimi sacerdoti bengalesi che padre Scuccato a visto crescere, e ad una moltitudine di persone accorse da tutta la regione, che ha riempito la chiesa e gli spazi esterni adiacenti; spazi che poi hanno visto la sepoltura di “Padre Barba”, che ora riposa accanto alla chiesa di Beneedwar, tra la sua gente.

 

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Foto Pime: un momento delle esequie

Foto PIME: la folla fuori dalla chiesa durante i funerali

 

 LA VIDEOINTERVISTA

Realizzata a febbraio 2011, solo un mese prima della sua scomparsa, vi proponiamo una videointervista in cui lo stesso padre Scuccato si racconta.

Video Bangl@mission: Intervista a padre Luigi Scuccato

 

Per esigenze di tempo questa pagina non e' stata ancora rivista. Ci scusiamo con i lettori.

 

Testo a cura di Raffaele Coppola

Si ringrazia il PIME per l'autorizzazione all'uso delle immagini concesso.

Aiutaci a migliorare questa pagina; hai immagini, documenti, informazioni aggiuntive ? scrivici a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 

 

Fonti bibliografiche on line:

PIME: fotogallery padre Scuccato

Missionari del PIME: Un "barbone" in Bangladesh (intervista a due confratelli - ottobre 2008)

PIME: La scomparsa di p. Scuccato in Bangladesh (i funerali – 23/03/2011)

Missionari del PIME: Tra la sua gente (commemorazione – giugno/luglio 2011)

Italia Missionaria: Incontri ravvicinati (profilo di padre Scuccato – novembre 2007)

Zenit: Padre Luigi Scuccato, un parroco in Bangladesh (commemorazione di padre Pietro Gheddo – 11/04/2011)

Bangladesh, i nostri amici missionari: Bentornato padre Luigi (cronaca – 15/12/2010)

PIME NEWS: annuncio della morte (18/03/2011)

Missionline: P. Scuccato, una vita per il Bangladesh (commemorazione – 24/03/2011)

RMFonline: Una vita in missione (commemorazione – 27/03/2011)

Avvenire: reportage Bangladesh (citazione - 25/02/2009)

Bangladesh, i nostri amici missionar: I 60 anni di missione (cronaca - novembre 2008)

Varesereport: In ricordo di padre Scuccato (Lettera di Linda Terziroli – 27/03/2011)

Bangladesh, i nostri amici missionari: Foto di gruppo dei missionari in Bangladesh

Bangladesh, i nostri amici missionari: Addio padre Luigi (cronaca funerali, commemorazione, fotogallery - marzo 2011)

Varesenews: Perché il bene non fa mai notizia? (lettera al direttore di Pino Terziroli – 02/08/2007)

PIME: Due nuovi missionari PIME dalla terra del Bengala (citazione – luglio 2009)

 

 

 
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