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Foto Raffaele Coppola: La Fondazione Molina in viale Borri
I vertici di ATS Insubria e Fondazione Molina rispondono alle domande dei Consiglieri Comunali sulla gestione dell'emergenza Covid19.
Martedì scorso, 07 luglio, i vertici di ATS Insubria e Fondazione Molina, hanno accettato l'invito del Consiglio Comunale di Varese, a partecipare ad una seduta dell'organo politico cittadino, per chiarire dinamiche e gestione dell'emergenza Covid19 in città (per quanto riguarda ATS) e all'interno della più importante casa di cura cittadina (per quanto riguarda Fondazione Molina).
I primi ad intervenire sono stati Lucas Maria Gutierrez (direttore generale di Ats Insubria) e Esterina Poncato (direttore socio sanitario di Ats), che hanno risposto a domante inerenti soprattutto ai rapporti con i medici di base, che durante l'emergenza hanno costituito la "prima linea" della guerra al coronavirus.
Molto atteso era l'intervento di Guido Bonoldi (Presidente Fondazione Molina), accompagnato da Vanni Belli (Direttore Generale Fondazione Molina), che hanno innanzitutto ricostruito la cronistoria del contagio all'interno della casa di cura di viale Borri, a partire dal 15 marzo quando è stato rilevato il primo focolaio all'interno del padiglione Perelli ed in particolare nel reparto di Cure Subacute, attraverso la positività riscontrata su sei pazienti trasferiti al Pronto Soccorso per insufficienza respiratoria. Da quel momento è iniziata l'emergenza tamponi, necessari per mappare la situazione, ma non disponibili sino al 7 aprile quando - tramite un accordo con l'Asst Sette Laghi - si è finalmente potuta iniziare la mappatura completa di ospiti e operatori; nel frattempo per sopperire a questa importante carenza la Fondazione ha sottoposto chi presentava sintomi sospetti ad un esame del sangue per rilevare eventuali infezioni, ed in caso di positività ad una radiografia per individuare la presenza di polmonite.
Il bilancio finale però resta decisamente pesante con 140 decessi nel primo semestre 2020, di cui 44 nel mese di marzo (anche se in gran parte non è possibili attribuirli con certezza alle conseguenze del Covid19), con un incremento del 26% rispetto ai 111 decessi rilevati nel 2019 nello stesso periodo; una percentuale drammatica, ma "inferiore rispetto a quello registrato in provincia di Varese tra gli over 65 che è del 46%". Sta di fatto che lo stesso Bonoldi ha indicato in 101 i posti liberi nella casa di cura, al 30 giugno, in una struttura dove abitualmente vi sono sempre state lunghe file d'attesa per potervi accedere.
Di seguito riproponiamo il video dell'intera lunga seduta, che lo stesso Comune di Varese ha messo on line:
Video Comune di Varese: La seduta del Consiglio Comunale
Della lunga seduta i principali media cittadini hanno fornito una più o meno esteso resoconto: La Prealpina, Rete55, VareseNews, VareseNoi 1, VareseNoi 2
Ringraziando per l'autorizzazione, riprendiamo però due passaggi pubblicati da Stefania Radman su VareseNews relativi all'intervento di Bonoldi, Presidente della Fondazione Molina:
A chi invece gli ha chiesto per quale motivo, in piena emergenza Covid al Molina, lui abbia scelto di tornare a fare il dottore, tra l’altro in reparti Covid, all’ospedale di Circolo, Bonoldi ha risposto: «il mio è un incarico volontario, da presidente: non ho mai fatto il medico al Molina, anche se mi sono reso disponibile a fare delle ecografie polmonari nei tempi dell’emergenza perchè fanno parte della mia competenza. Fino agli inizi di marzo avevo un rapporto di consulenza con la fondazione Borghi. E’ quello il rapporto che ho chiuso per tornare in Ospedale. Quindi, in realtà non ho sottratto tempo al Molina. Come mi dividevo prima, l’ho fatto anche dopo. E’ vero però che mi hanno chiesto di confermare il contratto fino a dicembre e io ho accettato. Ma lo ricordo: al Molina faccio il presidente, non il medico. E forse la mia esperienza all’ospedale è stata di aiuto anche al Molina: perchè ho scoperto una malattia che era nuova, che nessuno di noi poteva immaginare e che abbiamo capito man mano che si presentavano le situazione. Per questo non possiamo commettere l’errore di giudicare i comportamenti sulla malattia a febbriaio – marzo in base a quello che conosciamo ora».
Infine, alla domanda che voleva sapere se il Molina aveva accolto pazienti Covid dimessi dall’ospedale la risposta è stata: «Non lo so. Nel reparto subacuti abbiamo avuto, da febbraio fino alla nostra chiusura a marzo, 22 trasferimenti di pazienti dall’ospedale, 16 dei quali erano polmoniti. La diagnosi era semplicemente questa, in nessun caso si è parlato di Covid 19. Se tra quei pazienti c’era qualcuno che ha portato il Covid o l’ha preso al Molina, io non potrei dirlo con certezza.Anche perchè si potrebbe solo cercare di comprendere, a posteriori, rileggendo le cartelle cliniche: ma quelle cartelle ora le hanno gli inquirenti, lasciamo fare a loro le valutazioni».
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