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La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana
Approfondimento del Vangelo di domenica 15 aprile a cura di don Marco Casale.
Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 13 aprile 2018:
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LA PAROLA IN MEZZO A NOI III Domenica di Pasqua Il Vangelo di questa domenica ci parla della “casa” - Gesù la chiama “la casa del Padre mio” – dove, Lui dice, vi sono molte dimore. Sappiamo subito che si parla di un dimorare dentro una casa che non è fatta tanto da un luogo fisico ma è un “sentirsi a casa”, un essere a casa insieme a persone che ti fanno sentire a casa, che fanno casa. E’ un luogo in cui vi sono relazioni importanti, in cui ci si sente accolti: ognuno può sentirsi a casa! A Gesù piace dire che nella casa del Padre suo vi sono molte dimore – molte, moltitudine non vuol dire solo per tanti ma vuol dire per tutti, nel senso, quindi, che c’è posto proprio per tutti – “se no, ve lo avrei detto” – dice Gesù. Egli, dicendo questo, mette in gioco la sua credibilità, la credibilità delle sue parole, della sua persona. Qui Gesù si riferisce ad un posto che non deve farci pensare alla morte o, quanto meno, non è soltanto questo, cioè essere nella casa del Padre dopo la morte. Questo è un brano di Vangelo che si legge nei funerali, ed è effettivamente un annuncio di speranza in un contesto così, come è quello di un funerale, ma non bisogna ridurlo solo ad una consolazione per chi ha una persona defunta. Questa casa del Padre, infatti, non è riservata solo a quel momento dopo la morte, ma è una casa da vivere già adesso, perché quando si creano queste relazioni fraterne, tra fratelli, figli dello stesso Padre, già da oggi noi possiamo sentirci a casa, perché ci sentiamo parte della famiglia dei figli di Dio, di coloro che hanno un unico Padre, che vivono fra loro relazioni fraterne. Gesù dice: “Voi conoscete la via” che conduce alla casa del Padre, che non è un luogo soltanto fisico ma è una condizione che vi conduce a vivere queste relazioni. Però vediamo che, come spesso accade, i discepoli non comprendono. “Non sappiamo dove vai” dice Tommaso. Questo dà l’occasione a Gesù di darci questa bella dichiarazione su di sé: “Io sono la via, la verità e la vita.” Potremmo dire che la parola più importante è “via” – io sono la via perché ho in me la verità, che conduce al Padre, perché ho in me la vita del Figlio di Dio e che dono anche a voi. - Questo dimostra anche la verità della vostra esistenza che è l’essere anche voi figli come io sono figlio. - E’ un invito chiaro a scegliere non solo la sua via ma a scegliere Lui come via, cioè non solo a seguirlo lungo la via che Lui ha percorso, ma anche ad assomigliargli, a prendere Lui come modello da seguire, cioè ad imparare da Lui in che modo ci si rapporta al Padre, in che modo si vive da figli di Dio. Questo è il dono che Gesù ci fa e che noi dobbiamo ancora far nostro. Probabilmente l’incomprensione di Tommaso è un po’ anche la nostra; anche noi forse diremmo “che cosa vuol dire essere figli di Dio?” Chissà se abbiamo davvero questa familiarità con Dio, questo sentirci a casa con Lui? Chissà se quando parliamo di Dio ci viene davvero in mente che Lui è un padre e noi siamo figli suoi? E’ la prima cosa che ci viene in mente quando pensiamo a Dio? Quando si parla di Dio raramente ci si riferisce a Lui parlando di noi come dei figli. Non è la prima verità che ci sentiamo di dire riguardo a Dio, quella di dire che noi siamo figli suoi, mentre per Gesù era normale: era sempre la prima cosa che diceva. Egli parlava di Dio come di un padre e di sé come del figlio. Anche per noi dovrebbe essere la prima cosa che ci viene da dire quando parliamo di Dio: Siamo figli tuoi! Don Marco Casale |
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Leggi anche: La Parola in mezzo a noi 25 marzo 2018
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