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Foto Mario Bianchi: il pannello dedicato a Carletto Ferrari
Inaugurato l’itinerario sulla Resistenza varesina, una tappa ricorda il partigiano bizzozerse ucciso in via Hermada nel gennaio 1945.
Foto Mario Bianchi: scorcio della ceriomonia di via Felicita Morandi
Protagonista della tappa numero quattro del Percorso è Carletto Ferrari. In via Felicita Morandi (di fronte alla Casa Circondariale di Varese nota anche come “Miogni”, a poche decine di metri da via Hermada, dove Carletto venne ucciso), attorno alle 10.45, una rappresentanza dell’Anpi varesina guidata dalla presidente Margherita Giromini, Mara Cannavacciuolo e Mara Reverberi (professoresse della scuola media Dante Alighieri di Varese che nella primavera 2016, nell’ambito di un’iniziativa Anpi, guidate dal prof. Renzo Talamona accompagnarono a Bizzozero due classi dell’istituto alla scoperta dei luoghi dove visse e operò Carletto Ferrari - leggi l’articolo di B.NET), alla presenza un gruppetto di cittadini tra i quali alcuni bizzozeresi hanno presentato il pannello informativo dedicato al partigiano di Bizzozero dando nell’occasione vita ad una sorta di “chiacchierata tra amici” dove sono state ripercorse vita, principi ispiratori, gesta e tragica fine di Carletto Ferrari; al termine Margherita Giromini ha reso omaggio a Carletto Ferrari deponendo ai piedi del pannello che lo ricorda una rosa rossa. La mattinata, si è poi conclusa Giardini Estensi, con i discorsi del partigiano Cin (Luigi Grossi) e della autorità a conclusione della manifestazione.
Foto Mario Bianchi: il pannello informativo dedicato al partigiano bizzozerese Carletto Ferrari
Riportiamo a seguire, così da facilitarne la lettura, il testo del pannello dedicato a Carletto Ferrari:
Carletto Ferrari (Livorno 1912-Varese 1945) - Figlio di un’agiata famiglia di Bizzozero, tenente degli alpini, partecipò attivamente alla Resistenza varesina. A capo di un gruppo della 121^ brigata Walter Marcobi condusse audaci missioni contro i fascisti nella zona fra Gazzada, Bizzozero, Castiglione O. e Malnate. Condannato in contumacia a nove anni di carcere, con l’accusa di aver assalito, il 26 luglio 1943, il Gruppo rionale “Mussolini”, era ricercato anche per l’uccisione in uno scontro a fuoco del vice brigadiere Silvino. Nel Comasco continuò la lotta partigiana lungo il confine italo svizzero. Riconosciuto a Como, fu consegnato nel gennaio 1945 all’UPI-GNR di Varese, interrogato e torturato, destinato al carcere di Varese. Durante il trasferimento fu ucciso a colpi di mitra perché, versione “ufficiale”, avrebbe tentato la fuga. A guerra conclusa uno dei suoi esecutori ammise di avergli sparato al petto, come testimoniavano le ferite sul corpo. |
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(*) Renè Vanetti (Viale Belforte 171); Elvio Copelli, Evaristo Trentini e Luigi Ghiringhelli (piazzale Ippodromo); Giorgio Perlasca (viale Aguggiari/Kolbe); Carletto Ferrari (via Felicita Morandi fronte Carcere Circondariale); Walter Marcobi (via dei Boderi 101); Calogero Marrone (via Calogero Marrone) e Nuccia Casula (Via Cavour 2, abitazione famiglia Casula).
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