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Foto Mario Bianchi: un momento della cerimonia
Commemorato oggi il partigiano bizzozerese ucciso a Varese 72 anni fa.
Alla cerimonia, organizzata dalla sezione varesina dell’Associazione Nazionale Partigiani d'Italia sezione di denominata “Comandante Claudio Macchi” in collaborazione con il Comune, erano presenti: Margherita Giromini (presidente ANPI Varese), Alberto Speroni (cugino di Carletto Ferrari), Davide Galimberti (sindaco di Varese, alla sua prima partecipazione alla cerimonia in veste di Primo cittadino), Rossella Dimaggio (assessore ai servizi educativi del Comune di Varese), Luca Paris (consigliere provinciale residente a San Carlo, in rappresentanza della Provincia), don Marco Casale (nuovo parroco di Bizzozero), Giuseppe Terziroli (bizzozerese e già assessore comunale a Varese), oltre a diverse autorità civili, gonfaloni di rappresentanza istituzionali e di Associazioni Combattentistiche e d'Arma tra i quali quelli delle sezioni varesine dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, portato dal bizzozerse Sergio Franzetti e dell’Associazione Arma Aeronautica, portato dal bizzozerse Lucio Della Torre.
Foto Mario Bianchi: Margherita Giromini (al centro col microfono)
a sinistra con la fascia azzurra Luca Paris, a destra il sindaco Davide Galimberti e Giuseppe Terziroli
Particolarmente significativi, nonostante la brevità, i discorsi di Margherita Giromini, Davide Galimberti e Luca Paris: la presidente ANPI Varese ha sottolineato il fatto che la cerimonia di oggi non deve essere considerata come un rito bensì come un tributo ala memoria del giovane Carletto e alla sua vita spezzata poco prima dell'alba di un nuovo giorno di libertà; Carletto: “piccolo grande eroe”, ha proseguito, perché a fronte di una vita normale ha scelto di compiere quel gesto che gli uomini compiono quando è “arrivato il momento”. Il Primo cittadino di Varese ha evidenziato l’importanza della partecipazioni delle istituzioni a questi momenti fondamentali che uniscono la comunità (in particolar modo quella di Bizzozero) e che, attraverso di essi, deve riprendere valori di libertà e democrazia che a suo tempo hanno ispirato Carletto, valori più che mai attuali. Il rappresentante della Provincia ha puntualizzato sul fatto che i valori come la democrazia e la libertà non sono valori dovuti per sempre, che devono essere conservati e ai quali bisogna stare molto attenti; valori per i quali Carletto Ferrari ha combattuto e ha dato la vita e che in alcune recenti occasioni sono stati oggetto di attacchi.
Foto Mario Bianchi: Giuseppe Terziroli durante l'orazione commemorativa
al centro il sindaco di Varese Davide Galimberti
Ha preso infine la parola il bizzozerese Giuseppe Terziroli per l’orazione commemorativa che riproponiamo a seguire:
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Nel 2006 il Parroco di Bizzozero don Nino Origgi così si espresse nella medesima ricorrenza odierna: "La libertà per cui è morto Carletto Ferrari non è quella materiale, dell'avere o dello stare meglio. È invece la libertà che nasce dalla verità. È la libertà che concede a tutti le stesse potenzialità". Mi sembra che siano parole che ben possono riassumere la lezione del nostro eroe partigiano e che giustificano di fatto la nostra presenza di oggi e quella degli altri anni proprio qui davanti alla Sua tomba. Dopo la Costituzione della Repubblica di Salò, oltre alle azioni di lotta di cui diremo, si impegnò nel fare attraversare il confine elvetico a decine di ebrei perseguitati dal nazifascismo cercando di coinvolgere i giovani varesini in gruppi di impegno civile. Ed ecco che emergono altri due personaggi della nostra città don Franco Rimoldi e Calogero Marrone, il primo sacerdote oratoriano ed il secondo funzionario del Comune di Varese. Come il nostro Carletto essi salvarono dalle camere a gas decine e decine di famiglie ebree, entrambi agendo a latere delle proprie funzioni, religiose e civili, facilitandone il passaggio in Svizzera. Don Franco fu arrestato e condotto nel carcere di San Vittore dove fu sottoposto a percosse, interrogatori e minacce di morte. Calogero Marrone, definito da Franco Giannantoni "eroe dimenticato", capo dell'Ufficio Anagrafe del Comune, aveva fornito centinaia di documenti falsi ad ebrei ed antifascisti. Il 7 gennaio 1944 fu prelevato direttamente dalla sua abitazione in via Mario Chiesa al 14, l'attuale via Sempione. Dopo il passaggio in numerose carceri, l'ultimo delle quali a Bolzano, venne deportato ed il 15 febbraio 1944 morì a Dachau. La famiglia, tenuta completamente all'oscuro delle sue condizioni, conobbe la sua Via Crucis solamente nel maggio 1945. Ma cari Amici, di fronte a questa tomba e cappella, a me e penso anche a voi, manca la vicinanza di una persona speciale, legata da una stretta amicizia di famiglia in modo particolare di mio padre e zio, il Comandante partigiano Claudio Macchi. La sua voce calda, possente con i toni tra quelli di un basso e di un baritono, cadenzata, rassicurante, ha più e più volte ricordato la figura di Carletto Ferrari, trattata nel libro 4 dei famosi Quaderni, editi nel 1969 sugli episodi della lotta partigiana nel Varesotto. La prefazione fu quella di uno dei più alti storici varesini il professor Luigi Ambrosoli. In tutte le sue opere Macchi si preoccupò di dare in modo quasi ossessivo la citazione di tutti coloro che avevano condiviso la lotta al fascismo. Annotò pazientemente tutti gli episodi con un linguaggio non aulico ma scarno, senza concessione alla retorica. Ma la nostra presenza qui sarebbe incompleta, prima di dare lettura alla biografia se non accennassimo ad alcune note, anche inedite e singolari, ma utili per la attualizzazione della memoria. Il primo riguarda un invito che farei alla stampa che negli anni 2008 e 2011 ha definito Carletto Ferrari come "un eroe per caso". Mi pare certamente che non fu così. Un articolo può essere non valorizzato da un titolo sbagliato. In secondo ordine abbiamo tra noi l'ingegner Alberto Speroni con la sua stretta parentela. La nonna Alberta Scavini, sposata a nonno Ettore Speroni, aveva due sorelle Erminia e Clara, sposata Ferrari, mamma di Carletto. Il papà del professor Renzo Talamona diede spesso ricovero nella stalla del suo fienile, ora abbattuto nella casa di via Portò Rose, al ricercato Carletto Ferrari. Il suocero di Beppe Orlandi, il papà di Milena Braga, curava il cavallo di Carletto. Nelle opere meritorie di valorizzazione della storia locale sono certo che sarebbe di grande rilievo per il ricordo di Carletto Ferrari un quaderno, simile a quelli di Claudio Macchi, magari affidato alla stesura degli alunni della scuola elementare Marconi. Nel secondo incrocio più importante di Bizzozero , tra le vie Adriatico, Monte Generoso, Ferrari, dopo lavori alle murature, non si trova più posizionata la targa della via che risulta così innominata. Approfittando della presenza dell'amico sindaco Davide Galimberti chiederei a lui, oltre al rapido ripristino, se non sia il caso di ricordare, oltre alla denominazione, con una piccola aggiunta, anche la motivazione. Concludo affermando che la Resistenza non si è conclusa il 25 aprile del 1945. Ma ha la sua attualità, non tanto nel proposito di effettuare rituali, periodiche celebrazioni quanto in quello di attuarne gli obiettivi. Tra questi oltre a quello della convivenza civile a mio parere è di massima attualità l'impegno a rimuovere la disuguaglianza dei cittadini soprattutto in campo economico e sociale. La miseria della condizione umana che sembrava un dato superato, la piena occupazione che solo qualche anno fa pareva raggiunta negli anni del boom economico sono prepotentemente ritornati alla ribalta dei nostri governanti. La pace nel mondo appare in pericolo anche ai nostri confini. La Resistenza fu il rifiuto all'assenteismo al maledetto qualunquismo alla apatia. A Varese non dobbiamo abbandonarci al quieto vivere, alla ricerca del puro interesse, all'abitudine del nostro status sociale . Se è vero che la società è divisa in classi è altrettanto vero che la caratteristica essenziale dei nostri principi ispiratori sta nel valorizzare la personalità di ognuno. Qualcuno ha detto e scritto che la dittatura è dentro di noi. Nel momento in cui subiamo la tentazione di rinunciare alla libertà per un nostro tornaconto. La libertà e la pace, le due massime ispirazioni della Resistenza trovano il loro fondamento, come diceva don Nino, nella verità. E nella società della velocità e del cambiamento tale verità va ricercata ogni giorno dal primo istante in cui Iddio ci dà il risveglio alla vita. |
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Al termine dei discorsi, è stato reso omaggio alla tomba di Carletto con la deposizione di un mazzo di fiori, gesto poi ripetuto sulle tombe degli altri due partigiani sepolti a Bizzozero: Franco Lonati e Sergio De Tomasi. La cerimonia si è poi conclusa presso l’adiacente chiesa di Santo Stefano, dove don Marco Casale ha officiato la Santa Messa di suffragio.
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