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Foto Mario Bianchi: Un padiglione universitario a Bizzozero
La senatrice sopravvissuta all’Olocausto ha inviato una lettera per l’avvio del corso post lauream dell’Università dell’Insubria, ideato da Giulio Carcano e diretto da Marco Bellani e da Daniela Borgonovo, Procuratore della Repubblica di Varese.
La senatrice Liliana Segre ha inviato una lettera di saluto per la prima lezione del Master in Psicotraumatologia dell’Università dell’Insubria che si è tenuta questa mattina sulla piattaforma Teams, inizio di un percorso di formazione specifica per la cura delle ferite del corpo e dell’anima ideato dal presidente della Scuola di Medicina dell’ateneo Giulio Carcano e diretto dal professore Marco Bellani e da Daniela Borgonovo, Procuratore della Repubblica di Varese.
«La mia esperienza esistenziale – ha scritto Liliana Segre – ha una peculiarità che può incrociare i temi del vostro meeting: essere stata tanto vittima di qualcosa di atroce, quanto in qualche modo taumaturga di me stessa, dovendomi accudire da sola nella lotta per la sopravvivenza ad Auschwitz. Una cura di sé affatto straordinaria, quella della vittima che doveva salvare la vittima».
Le toccanti parole della superstite dell’Olocausto sono state lette con emozione e partecipazione da Silvia Nanni, coordinatrice dell’Ufficio Fasce Deboli della Procura della Repubblica di Varese che le aveva mandato un invito anche a nome del Dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Insubria, dell’Asst Sette Laghi, dell’Asst Lariana, della Croce Rossa Italiana, dell’Istituto di Scienze Cognitive.
«Ancora oggi racconto sempre che mi sento di avere in cura quella bambina che fui io ad otto anni, quando ebbi il trauma di sentire alla radio che ero stata espulsa dalla scuola, per non dire della me stessa gettata nell’inferno del campo di sterminio. Come vedete un rapporto straordinario fra medico e paziente, fra vittima e curatore. Dove ogni distanza critica era annullata e anzi impossibile».
E, in conclusione, Liliana Segre si rivolge direttamente ai partecipanti al master: «Auguro naturalmente a tutti voi di non aver mai a che fare con pazienti traumatizzati a questo modo, ma al tempo stesso che vi sostenga sempre, nel vostro lavoro e nella vostra vita, una massima del Talmud dal valore universale: chi salva una vita salva il mondo intero».
Al master sono iscritti avvocati, poliziotti, medici, psicologi e assistenti sociali di Varese e di Como, «che già quotidianamente – spiega Silvia Nanni – sono impegnati in prima linea a prevenire e contrastare la violenza in tutte le sue forme, ma sono desiderosi di conoscere più a fondo le piaghe della violenza con il cuore di chi vuole realmente ridare voce a chi voce non ha, e consentire a ciascuna vittima di violenza di riprendere in mano la propria vita e ricominciare».
Pieno di spunti e di contenuti l’intervento di Daniela Borgonovo, che ha ricordato la sua esperienza di dieci anni, con Francesco Saverio Borrelli, nel pool sulla violenza domestica e di genere del Tribunale di Milano, il cui lavoro è stato strategico per la promulgazione della legge sulla violenza sessuale nel 1996. «Ieri, per la giornata del 25 novembre – ha detto il Procuratore della Repubblica –, il presidente Mattarella ha parlato di emergenza pubblica. È così: la violenza genera violenza, i bambini che oggi assistono alla violenza sono la società di domani… Anche Papa Francesco ha detto che si deve fare di più. Per il superamento del trauma nelle vittime di reato è imprescindibile che tutte le istituzioni coinvolte lavorino in rete, in stretta collaborazione. Ma è difficile creare la rete: occorre una formazione integrata, imparare un linguaggio comune, acquisire competenze e specializzazione, osservare i fatti da prospettive diverse, come nel famoso film L’attimo fuggente. Io credo che questo master sia un buon inizio».
Significativo il contributo di Giulio Carcano, che ha presentato l’Università dell’Insubria con un excursus storico e ha poi parlato della cura: «Chi incontra la persona traumatizzata riveste un ruolo fondamentale poiché gli è propria la dimensione dell’ascolto e della cura, dell’aiuto e della iniziativa, poiché è in grado di guardare alle ferite dell’anima. La violenza endemica che affligge la nostra società, e includo il mondo della sanità, è uno degli effetti della condizione sociale di preoccupazione e paura, rabbia e incertezza, che come operatori del sociale siamo chiamati ad affrontare dal punto di vista fisico e psicologico».
Il Master di Psicotraumatologia, della durata di dodici mesi, affronterà quattro tematiche: il trauma nella pratica medico-chirurgica e nelle emergenze quotidiane; la violenza sui minori; la violenza sull’adulto e sui soggetti fragili; le emergenze e le catastrofi. Il coordinamento didattico è di Eugenia Trotti, che compare anche tra i docenti Insubria con: Marco Bellani (psicologia clinica), Paolo Severgnini (professore di anestesia e rianimazione, esperto di catastrofi, oggi in prima linea per il Covid all’Ospedale in Fiera a Milano), Jutta Birkoff (Medicina legale). Per la parte legale, oltre al procuratore Daniela Borgonovo e a Silvia Nanni, ci saranno esperti della magistratura, dell’avvocatura, della psicologia forense e della medicina legale.
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