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Foto Mario Bianchi: La palazzina che ospita i laboratori dell'Insubria
Nella Fabbrica delle proteine dell’Università dell’Insubria si produce la Spike che ricopre il Coronavirus.
«Si tratta di una proteina difficile da produrre in forma ricombinante – sostiene Elena Rosini, responsabile del progetto - sia per le grandi dimensioni (oltre 1260 amminoacidi), sia perché deve mantenere le caratteristiche (la glicosilazione) della proteina naturale prodotta dal virus quando infetta le nostre cellule».
Oltre alla forma intera della proteina S, è stata prodotta anche la porzione che contiene il solo dominio di legame del recettore (ovvero il Receptor Binding Domain, RBD). Le due versioni della proteina S sono prodotte su scala laboratorio a Varese e sono ora disponibili per i laboratori accademici italiani coinvolti in diversi progetti di ricerca finalizzati alla diagnosi e trattamento dell’infezione, come ad esempio la produzione di anticorpi per la messa a punto di sistemi analitici come il test rapido salivare studiato da un team dell’Insubria.
La “Fabbrica delle proteine” a Varese è un laboratorio dedicato alla produzione e allo studio di proteine di origine umana e di interesse biomedico. Spiega Pollegioni: «Produciamo la proteina alfa-sinucleina coinvolta nel Parkinson, le proteine HSP70, prolina deidrogenasi e fosfoglicerato deidrogenasi coinvolte nei tumori e malattie rare, le proteine D-aspartato ossidasi, pLG72 e D-amino acido ossidasi coinvolte nella schizofrenia e in patologie neurodegenerative, la proteasi del virus HIV, eccetera. Queste proteine sono utilizzate in tutto il mondo, sia da laboratori accademici che da aziende farmaceutiche, per la comprensione delle basi molecolari delle patologie e per lo sviluppo di approcci terapeutici innovativi».
Per saperne di più:
http://www.dbsm.uninsubria.it/biochim/index.html
https://theproteinfactory2.wixsite.com/website/blank
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