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Foto Mario Bianchi: Edificio universitario a Bizzozero
Educazione e condizione lavorativa tra i fattori cruciali per la prevenzione delle malattie del cuore.
Nell’articolo si mostra per la prima volta che fattori come livello di educazione, occupazione, stato civile, salute mentale, indice di massa corporea e attività fisica potrebbero essere cruciali per identificare chi è più a rischio di malattie cardiache. È stato infatti riscontrato che questi fattori alterano le decisioni di trattamento, sull’opportunità o meno di utilizzare farmaci preventivi chiamati statine, per ben una persona su dieci.
Il professor Giovanni Veronesi, del Centro ricerche in Epidemiologia e medicina preventiva (Epimed) dell’Università dell’Insubria, è tra gli autori dello studio, «che unisce – spiega – due filoni di ricerca caratterizzanti il nostro Centro: quello sulla predizione del rischio e quello sui determinanti psico-sociali delle malattie cardiovascolari. E apre scenari innovativi per la prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari: si pensi ad una valutazione iniziale, accurata e a basso costo, sui soli fattori psico-sociali, una valutazione possibile anche a distanza per mantenere attiva la prevenzione in tempi di pandemia».
I risultati forniscono ai medici e agli esperti di salute pubblica nuovi algoritmi di previsione del rischio cardiovascolare convalidati e rafforzano ulteriormente l’argomento secondo cui i fattori psicosociali hanno rilevanza nella vita reale.
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