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La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana
Approfondimento del Vangelo di domenica 17 giugno a cura di don Marco Casale.
Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 15 giugno 2018:
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LA PAROLA IN MEZZO A NOI IV dopo Pentecoste Questa parabola, del capitolo 12 del Vangelo di Matteo, è la terza parabola che Matteo presenta in sequenza come in un crescendo, fino a questa che ci appare più severa, anche più dura nelle sue espressioni. Però non vogliamo fermarci a questa durezza, che certamente appare nel comportamento di questo re, nella sua severità, ma vogliamo entrare un po’più in profondità, per cogliere il messaggio che la parabola ci vuole dare. La parabola, infatti, è così costruita: Gesù utilizza delle immagini che attinge dall’osservazione della vita quotidiana, dalla vita reale delle persone e ne ricava un insegnamento che ci aiuta a cogliere un aspetto del volto di Dio, un aspetto che ci rivela qualcosa di quello che è Dio. Noi dobbiamo cogliere il cuore della parabola, perché ogni parabola ha un tema, un messaggio da darci e quindi non dobbiamo perderci nei singoli particolari della parabola. Dobbiamo, inoltre, considerare come la scelta di Gesù di una festa di nozze abbia un duplice valore, sia suo personale – Gesù, spesso, ha avuto l’occasione di frequentare questi momenti di festa, dalle nozze di Cana, che è stato il primo evento pubblico di Gesù, a tante altre occasioni in cui, nella sua vita, ha avuto modo di partecipare a feste e banchetti, tanto che i suoi avversari lo consideravano un mangione ed un beone. Certamente in questo modo Gesù ci dice qualcosa di importante, che cioè Lui apprezza tutti quei motivi di gioia che anche noi uomini viviamo e che Gesù stesso ha vissuto come, per esempio, la partecipazione ad una festa di nozze. Quindi il Vangelo di Gesù è certamente tutto un annuncio di gioia ed un desiderio di gioia profonda, non certo di una gioia superficiale. Questa figura del re rappresenta certamente Dio; gli invitati alla festa di nozze rappresentano il popolo di Israele; i servi rappresentano i profeti che Dio manda al suo popolo ed in questa prima parte noi vediamo descritto il rifiuto del popolo di Israele, l’infedeltà del popolo dei Giudei, soprattutto dei rappresentanti del popolo, di coloro che avrebbero dovuto custodire la Parola di Dio e che, invece, l’hanno tradita, l’hanno travisata. E’ difficile non vedere, in questo invio di truppe ed in questo dare alle fiamme la città, un riferimento chiaro alla distruzione della città di Gerusalemme nell’anno 70 d.C. Un popolo che va verso la sua rovina, nel momento in cui abbandona il suo Dio, in qualche modo si costruisce da sé, mette le premesse per la propria rovina. Vale la pena dire da subito che la descrizione di questo re che manda le sue truppe a distruggere la città non va inteso certamente nel senso di vedere qui un Dio crudele, un Dio guerrafondaio, se non altro perché sarebbe in contraddizione con tutte le parole di Gesù su Dio come Padre; non possiamo pensare che in una singola occasione Gesù ci abbia mostrato un volto di Dio completamente diverso da tutto quello che lui ci ha detto in tutta la sua vita. Possiamo leggere, invece, questa descrizione alla luce del seguito del Vangelo di Matteo, capitolo 5, dove viene descritto il giudizio universale: chi ha vissuto l’amore, chi ha messo in pratica le opere di misericordia - ”avevo fame e mi avete dato da mangiare…” si sente dire: “Venite benedetti dal Padre mio…” Però quella è solo la conclusione delle scelte che nella vita vengono fatte. Ognuno costruisce la propria vita ed il proprio destino finale! Che cosa fa Dio? Raccoglie tutto quello che nella vita uno ha fatto e si vede la conclusione del percorso di vita. La conclusione che Dio tira è semplicemente la conseguenza di ciò che ciascuno, nella sua libertà, ha scelto! Il giudizio di Dio non è qualche cosa che di assolutamente imprevedibile! Certo, da una parte inaspettato. Diranno: “Quando noi abbiamo fatto o non abbiamo fatto queste cose? Dirà Gesù: “Ogni volta che l’avete fatto…non l’avete fatto… ad uno di questi piccoli!” Quindi da una parte sempre il giudizio di Dio ci giunge come qualcosa di inaspettato, perché noi non possiamo sapere in anticipo quale sarà e non possiamo dare per scontato quello che sarà il giudizio di Dio su di noi; dall’altra parte, però, sappiamo da che cosa questo è costituito: E’ costituito da tutto ciò che noi avremo fatto per vivere l’amore o da ciò che non avremo fatto! Non conosciamo l’esito ma sappiamo che tutto si gioca sulle nostre scelte di amore! In questa chiave va letta questa descrizione; non è tanto Dio che ama distruggere la sua creatura -questo sarebbe contraddittorio – ma è la creatura che, con le proprie scelte, va verso una vita benedetta o verso la propria rovina! Don Marco Casale |
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Leggi anche: La Parola in mezzo a noi 10 giugno 2018
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