Foto Raffaele Coppola: L'interno della chiesa di Santa Maria Maddalena

Approfondimento del Vangelo di domenica 21 maggio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione proposto ogni venerdì sera alle ore 21.00, presso la chiesa di S. Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 19 maggio 2017:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

VI domenica di Pasqua
Gv, 14, 25 – 29

«25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Il Vangelo di oggi ci parla dello Spirito Santo e così ci prepara al compimento del tempo pasquale, che è l’Ascensione di Gesù al cielo e il dono dello Spirito, la Pentecoste, che rende, così, presente il Signore risorto in mezzo a noi per sempre. Questa partenza di Gesù, quindi, questo ritorno al Padre, deve essere motivo di gioia per i discepoli – Gesù stesso lo ribadisce – perché così Lui può essere presente in un modo nuovo, non più con una presenza fisica nel corpo di Gesù, nel corpo del Verbo di cui Gesù si è fatto carne, ma con una presenza spirituale, interiore che è per i discepoli motivo di gioia, perché è una presenza ancor più profonda, più intima, a noi vicina. Gesù stesso si rallegra al pensiero che si avvicina il dono dello Spirito, perché sa cosa significa e perché così anche i discepoli possono avere quello che Lui ha già: lo Spirito in loro, il suo stesso Spirito, la sua stessa vita! Lo Spirito, infatti, è la vita, il soffio vitale, lo Spirito “Santo” – l’appellativo “santo” richiama Dio stesso che è l’unico Santo, il “Tre volte Santo” – e Gesù si rallegra, appunto, proprio perché la sua stessa vita, quella che è in Lui e che Lui possiede può essere ora anche in loro, in noi, perché noi possiamo vivere di Lui, della sua stessa vita, del suo stesso Spirito. Ecco perché questo Spirito “vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io ho detto.” perché Lui è il Maestro interiore. Come Gioele aveva preannunciato, così come Geremia, in particolare, ed anche altri Profeti “Il Signore manda il Suo Spirito” e fa, di noi, “nuove creature” trasforma il nostro cuore, come Geremia dice: “Toglierò il vostro cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.” Gioele, a sua volta, dice: “I vostri anziani faranno sogni ed i vostri giovani avranno visioni!” Il dono dello Spirito è qualcosa che non corrisponde soltanto ad una questione di tipo anagrafico. Infatti sognare è tipico dei giovani, non degli anziani, ma lo Spirito rende l’anziano capace di “sognare”, di vedere un futuro e rende il giovane capace di una “visione”, quella visione delle cose più ampia, che viene dall’esperienza ma che lo Spirito dona nel cuore di chi lo accoglie. Il dono dello Spirito è qualcosa di più del dato anagrafico: c’è un’eccedenza, qualche cosa che non viene soltanto dall’uomo ma viene da Dio stesso, è dono suo!
Questo Spirito è Maestro interiore: la legge di Dio è scritta nel nostro cuore, non su tavole di pietra; la legge di Dio può ora essere messa in pratica perché non è una legge esterna a noi, fuori di noi, ma è dentro di noi, ci appartiene profondamente, è scritta dentro di noi, incisa nei nostri cuori per cui vivere la legge di Dio, la legge dell’amore, vuol dire vivere la verità che noi siamo, ciò che il cuore dell’uomo è, perché Dio così lo ha fatto attraverso il dito del Suo Spirito che scrive dentro di noi la legge dell’amore. Quando uno vive la legge di Dio mette in pratica la legge dell’amore: trova se stesso, la verità profonda di se stesso ed è nella pace.
Il Maestro interiore, quindi, richiede che chiunque si cimenti ad educare alla conoscenza dello Spirito e all’accoglienza dello Spirito deve partire da questo presupposto: lo Spirito lo ha preceduto - come ci diceva il Cardinale Martini, lo Spirito arriva “prima” di noi, opera “meglio” di noi – e quindi, quando noi parliamo dello Spirito ed educhiamo alla conoscenza e all’accoglienza dello Spirito, facciamo un’opera nella quale Dio, attraverso il suo Spirito, ci ha già preceduto più efficacemente e profondamente di noi. Ecco perché ogni educatore trova in questo il suo primo e fondamentale alleato. Don Bosco diceva tutto ciò con una frase molto sintetica ed efficace: “Ricordatevi che educare è questione del cuore e noi non potremmo fare nulla se Dio non ce ne mettesse in mano le chiavi” che è una traduzione bella di ciò di cui noi stiamo parlando.
I doni dello Spirito sono numerosi: San Paolo è colui che ce li ha descritti più efficacemente attraverso le sue lettere e qui, in particolare, si parla della “pace” – Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi – Su questo noi dobbiamo essere molto chiari: la pace, come la dà il mondo è quella pace che è fondata su un equilibrio di forze, anzi per molti, ancora oggi, è fondata sul principio che i Romani hanno elaborato “si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace preparati per la guerra) come dire che la pace la si può avere solo se c’è qualcuno più forte che si prende il compito di garantire la pace con la forza con il suo predominio. Questo è il modo che i Romani hanno inventato e che, ancora oggi, è ampiamente praticato e creduto come l’unico modo possibile per avere la pace. Per qualcuno è l’unico, indiscutibile modo di avere la pace! Infatti la pace nel mondo non c’è!
La pace che Gesù porta è, invece, alternativa alla pace che gli uomini cercano senza riuscirci di costruirla. La pace che porta Gesù è una pace disarmata, che vince il male con il bene e che trova nel perdono il suo punto più alto e più forte. E’ la pace che il mondo non conosce e che la mentalità “mondana” di questo mondo rifiuta, disprezza. Il mondo disprezza la pace al modo con cui Gesù la porta: questa è la grande discussione sempre aperta fra i credenti. Ho avuto modo di conoscere un Padre libanese, che viene appunto dal medio oriente, che ha riportato questa grande diatriba, questa grande discussione fra i credenti, alcuni dei quali ritengono più opportuno sposare un’idea della pace possibile solo con questo criterio “se vuoi la pace, armati, per non soccombere; diventa più forte di chi ti offende” e altri che, invece, insistono, in obbedienza alle parole del Signore, nel dire che “la pace si costruisce con il dialogo e la riconciliazione, con il curare le ferite causate dalla guerra con la carità che non conosce distinzione, che non conosce confini” secondo l’annuncio del Vangelo di Gesù, con la forza “disarmata” del Vangelo di Gesù. Questa è una grossa, enorme questione rispetto alla quale ciascuno di noi si sente chiamato a prendere posizione. Il Vangelo ci ricorda che lo Spirito ci dà la pace, non come la dà il mondo, ma come la dà Gesù. Vi è poi anche un bell’invito a superare il turbamento: “non sia turbato il vostro cuore” cioè non abbia timore, non abbia paura, quella paura di rimanere soli, di rimanere senza Gesù, - al capitolo 16 Gesù dirà, infatti: “non vi lascio orfani” una delle espressioni più belle del Vangelo. Gesù ci invita a non temere di rimanere senza un padre; sarebbe bello, a tal proposito, approfondire tutta questa tematica oggi in particolare, in cui da più parti pedagogisti, sociologi parlano di una generazione “senza padre” – questa è un’espressione simbolica, infatti i padri ci sono - cioè senza riferimento all’autorità e a quel principio di vita rappresentato dal padre; questi studiosi esprimono la debolezza della figura paterna, la sua inconsistenza oggi, come uno dei mali più grandi che la società patisce! Pensate a cosa vuol dire per noi, oggi, questa parola di Gesù? “Non vi lascio soli, non vi lascio orfani!” La garanzia di un Padre è la garanzia della sorgente della vita, della presenza di colui che si prende cura e tutto questo si realizza mediante il dono dello Spirito in noi che ci garantisce il fatto che non siamo orfani: il padre non abbandona nessuno dei suoi figli! Questa certezza che ci viene dalla fede ha una grande forza per noi! Quando portiamo in noi stessi questa certezza – San Paolo dice così: “chi ci separerà dall’amore di Cristo, né la spada, né la tribolazione, né la nudità, né il freddo...nulla ci può separare dall’amore di Dio Padre in Cristo Gesù nostro Signore.” – quando abbiamo questa certezza non abbiamo più timore! Abbiamo, si, delle paure che sono molto umane e che ci portiamo dentro quotidianamente e con le quali facciamo quotidianamente i conti, ma non abbiamo timore! Questa certezza vince sulle nostre paure! Le paure, in noi, diventano blocchi, diventano paralizzanti, ci rendono incapaci di fare delle scelte, di fare dei passi; le paure ci rendono timorosi, ci chiudono, ci bloccano. La fede, invece, vince la radice di queste paure, non le paure quotidiane: la fede vince la paura nella sua radice, vince quella paura che blocca il corso della nostra esistenza e della nostra fede. Questa paura è vinta dalla presenza dello Spirito che ci rimette in cammino, che ci rende coraggiosi, che ci dà forza! Di questo se ne sente un grande bisogno: avere questa forza, questa energia che viene dallo Spirito del Signore che è più forte della paura.
Questi sono alcuni dei doni che vengono dallo Spirito di cui oggi il Vangelo ci parla. Vogliamo invocarlo, oggi, nella preghiera, su noi, sulle nostre famiglie, sul mondo, sull’umanità. Invochiamo, in particolare, il dono della pace, il coraggio, il dono di questo “Maestro interiore” e lo invochiamo per noi e per tutti.

Don Marco Casale

Chiesa di S. Maria Maddalena – Bizzozero

Trascrizione non rivista dall’autore

 

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.


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