Foto Raffaele Coppola: L'interno della chiesa di Santa Maria Maddalena

Approfondimento del Vangelo di domenica 14 maggio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione proposto ogni venerdì sera alle ore 21.00, presso la chiesa di S. Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 12 maggio 2017:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

V domenica di pasqua
Gv, 14, 21 – 24

«21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».
In queste domeniche di Pasqua, che ci aiutano ad approfondire la conoscenza della persona di Gesù, dell’identità di Gesù, incontriamo questi versetti del Capitolo 14 del Vangelo di Giovanni in cui Gesù aiuta i discepoli a comprendere la sua “passione”, li prepara a comprendere il momento in cui Egli farà dono della sua vita e sono come un commento al segno che Egli ha posto della “lavanda dei piedi”, insieme all’affermazione che l’Evangelista ha fatto all’inizio del capitolo 13: “avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine,” cioè porta l’amore fino alle estreme conseguenze, porta fino in fondo il suo desiderio di dare la vita per amore.

Qui Gesù risponde alle domande di Filippo e di Giuda, non l’Iscariota ma l’altro apostolo, che ha lo stesso nome. Rispondendo alla domanda di Filippo – in questo primo versetto, alla conclusione del versetto 21 che rappresenta la risposta alla domanda di Filippo – Gesù descrive la dinamica dell’amore: ”Chi osserva i miei comandamenti è colui che mi ama” ed entra dentro la dinamica dell’amore stesso di Dio-Trinità attraverso Gesù: “Chi ama me sarà amato Dal Padre – chi ama me il Padre ama lui ed anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui.”
“Mostraci il Padre e ci basta!” L’amore mostra la natura profonda di Dio, il suo volto, come Colui che è Trinità di amore e che coinvolge in queste relazioni d’amore anche noi. “Chi ama me sarà amato dal Padre mio.” L’amore del Padre è per colui che ama il Figlio Gesù; Gesù, lo sappiamo, si identifica con il Padre: “Io e il Padre siamo una cosa sola.” Ma quel che colpisce è questa centralità di Gesù. L’amore per Dio, per noi, significa amore per Gesù e questa centralità di Gesù nel nostro rapporto con Dio ci fa dire che per noi parlare di Dio è un’espressione perfino un po’ troppo generica. Infatti, quando noi diciamo Dio e parliamo di Lui con affermazioni di carattere generale o in una riflessione di carattere filosofico, noi cristiani diciamo sempre qualcosa che è inadeguata, insufficiente, quando non anche ambigua, perché fare affermazioni su Dio per noi, senza considerare Gesù, vuol dire perdere l’unico modo che noi conosciamo di vedere Dio, che è quello di vedere il volto di Gesù! L’unico modo per ricevere l’amore di Dio è amare Gesù per poter essere riamati dal Padre. Egli è la via – non sappiamo dove vai…mostraci la via – che ci conduce al Padre, a Dio che è Padre. Noi non abbiamo altro modo di definirlo, di conoscerlo se non questo: Gesù. Non conosciamo altre vie! Per noi questa non è una strettoia – per qualcuno questo può apparire come qualcosa di troppo vincolante, troppo stretto - e in realtà l’invito non è quello di restringere la visuale ma di allargarla, perché chi comprende queste parole di Gesù, cioè la risposta di Gesù alla domanda: “mostraci il Padre e ci basta” comprende questo amore che si rende visibile a noi attraverso l’amore stesso di Gesù; comprende che lo può trovare dappertutto; comprende che il volto di Gesù è presente nel volto di ogni uomo; comprende che l’amore di Dio è all’opera in ogni atto di amore! Quindi non si tratta di restringere, quasi ad imbuto, la via che conduce a Dio – se tu non arrivi a professare il nome di Gesù tu non puoi conoscere l’amore di Dio – ma è l’esatto contrario: Ti viene aperta la possibilità di scoprire i segni dell’amore di Dio in ogni uomo che incontri!
Questo significato noi lo troviamo anche nella domanda di Giuda: “Com’è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?” Giuda, in sostanza, dice: Ma allora siamo solo noi, che ti abbiamo incontrato, che ti abbiamo conosciuto, che abbiamo creduto in Te e che possiamo, attraverso i segni del Tuo amore per noi, vedere l’amore del Padre? Perché solo a noi e non al mondo? Vedete che Giuda ha colto qual è la questione in gioco? Ecco la risposta di Gesù: “Se uno mi ama osserverà la mia parola, il Padre mio lo amerà, noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” Ecco, vedete: Gesù di nuovo apre – se uno mi ama – “chiunque” mi ama…Qui noi vediamo che Gesù dice una parola che poi viene riproposta in altri passi del Vangelo con altre espressioni ma che dicono lo stesso messaggio; pensate ad altri brani come Matteo 15: “Ogni volta che avete fatto questo, cioè avete dato da mangiare, avete dato da bere, avete vestito, avete visitato uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me.” Quando Signore lo abbiamo fatto? Vedete che qui Gesù include anche tutti coloro che lo hanno fatto, hanno amato senza neppure conoscere il nome di Gesù – quando lo abbiamo fatto? Vedete Gesù come “apre.”
Questo ci aiuta a comprendere che qui non si tratta, come qualcuno crede fraintendendo, che la pratica religiosa è indifferente, nel senso che posso farla o non farla, perché se uno, partendo da queste affermazioni di Gesù, arriva a concludere che allora è sufficiente l’amore, che cioè basta amare, allora io anziché andare a messa vado a trovare un anziano in una casa di riposo per imboccarlo e faccio un servizio di amore – a messa non vengo però faccio un servizio, tanto Gesù ci ha detto queste cose sull’amore – allora io a messa cosa vengo a fare? Non è più necessaria la professione del nome di Gesù, la pratica dei sacramenti?! Se però guardiamo con più attenzione le parole di Gesù in questa pagina di Vangelo, ci accorgiamo che è, invece, l’esatto contrario! Gesù non ci sta dicendo che la pratica dell’amore ci allontana da Lui o ci rende superfluo Lui, ma ci attira a Lui e ci porta a Lui. Se tu pratichi l’amore e trovi Gesù lo vai a cercare e sei attratto da Lui perché riconosci che quell’amore è generato da Lui! Quindi non ti allontani da Lui ma anzi vai a cercare la Messa come luogo in cui rinnovare in te quel dono d’amore, per poterlo ancora donare ai tuoi fratelli nel bisogno! Torni ad attingere alla sorgente di amore che hai riconosciuto essere il Padre, attraverso Gesù, e quindi la Messa diventa, per te, non un’alternativa ma una cosa ancor più necessaria, altrimenti come fai a non esaurire in te questa sorgente d’amore per i fratelli? Come fai a rigenerare l’amore in te? Vedete allora che quest’alternativa è artificiosa da parte di chi un po’ fraintende le parole di Gesù.
“Chi non mi ama non osserva le mie parole” cioè non osserva la parola di Dio. L’amore è ascoltare la parola e metterla in pratica! Gesù pone anche questa alternativa: Il mondo – sapete che in Giovanni il mondo viene detto con due accezioni: in questo caso mondo è inteso come l’umanità che Dio ha amato “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio” – quindi tutta l’umanità, in questa accezione, è amata e nessuno è fuori da questo amore e lo ha così tanto amato da donare il Suo Figlio, quanto ha di più prezioso: fino a questo punto Dio lo ha amato! Poi c’è anche un’altra accezione di mondo inteso, invece, come quella parte di umanità che rifiuta, che non crede, che rifiuta la luce: sono coloro che non hanno accolto il Figlio di Dio. Il Vangelo di Giovanni è sempre attento, fin dal prologo e per tutto il suo svolgimento, al fatto che nel mondo, cioè nell’umanità è in corso questo travaglio, questa lotta tra la luce e le tenebre, tra coloro che accolgono e coloro che non accolgono, tra coloro che credono e coloro che non credono, coloro che accolgono e coloro che rifiutano e questa lotta è ancora presente! Ogni uomo, posto di fronte a Gesù, è chiamato a fare la sua scelta: Accogliere o non accogliere, credere o non credere! Quello che credo non si possa fare è il non prendere posizione. Infatti se uno non prende posizione ha già scelto! Cioè ha rifiutato! Penso che di fronte a Gesù non si possa rimanere neutri. Questo è un effetto portato da Gesù nell’umanità. Di fronte a questa proposta d’amore che Gesù fa ogni uomo fa la sua scelta! Il Vangelo di Giovanni ci mostra bene la drammaticità, il dramma dell’uomo, laddove dramma non vuol dire necessariamente qualche cosa di negativo, non è questo il vero significato, ma vuole esprimere il senso questa lotta in corso, il dramma della nostra libertà. Noi siamo posti di fronte ad una scelta e questo è uno dei drammi dell’uomo, non perché questo sia drammatico, nel senso di negativo, ma perché l’uomo è posto davanti a questa dialettica rispetto alla quale è chiamato a prendere posizione, a fare le sue scelte. Gesù lo ha detto più volte nel Vangelo: “Chi non è contro di me è per me!” Gesù, quindi, ha detto chiaro che di fronte a Lui o lo si accoglie o lo si rifiuta. Se uno non rifiuta, accoglie! Quando Gesù mette di fronte anche la possibilità del rifiuto, la modalità con cui Egli guarda il rifiuto dell’uomo è, comunque, sempre inclusiva “chi non è contro di me è per me.” Dicono i suoi discepoli:”Ma Signore, noi abbiamo visto uno che compiva miracoli. Dobbiamo dirgli di non farlo più? Come dire: Se vediamo qualcuno che fa del bene ma non lo fa nel Tuo nome dobbiamo dirgli di non farlo più?” No, dice Gesù! “Chi non è contro di me è per me!” Questo bene che voi vedete fare, anche da chi lo fa non nel mio nome, viene comunque da me, da Dio! Tutto ciò che c’è di buono, di vero, tutto ciò che è amore ha un’unica sorgente: Il Padre! Vedete allora: Il fatto di ricondurre tutto a Dio non è un imbuto che restringe ma è una prospettiva che allarga, che allarga questo dono d’amore che Dio fa a tutti e tu lo trovi anche in chi, magari, non professa il nome di Gesù ma quell’amore lì proviene sempre da quella stessa sorgente che è Dio! Questo non vuol dire mettere il timbro del cristiano dappertutto ma vuol dire riconoscere che la sorgente dell’amore è una! Vedete perché professare l’unicità di Dio in una modalità correttamente intesa non è una prospettiva esclusiva ma è inclusiva; non è mai “contro” qualcuno, e noi lo dobbiamo dire con forza perché oggi ci sono non poche persone che dicono che la prospettiva della fede monoteistica porta contrapposizione, ostilità e guerre: Il Cristianesimo, l’Islam e l’Ebraismo. C’è qualcuno che dice che la professione di fede monoteista nel Dio unico è qualcosa che, di sua natura, porta divisione, contrapposizione e guerre di religione; ma se noi leggiamo con attenzione le parole di Gesù esse ci dicono tutto il contrario! La fede nell’unico Dio è la fede nell’unica sorgente dell’amore! Non è quella fede “esclusiva” che dice: Chi non è dei nostri è contro di noi! Gesù dice il contrario: Chi non è contro di noi è per noi! Cioè: Chi vive questo amore accoglie questo amore dall’unica sorgente dell’amore che è Dio. Per questo la fede cristiana mette in relazione con tutti coloro – a qualunque religione appartengano o anche senza appartenenza ad alcuna religione – che trovano nell’amore, nella pacifica convivenza, nella solidarietà verso gli ultimi, una radice comune. Allora dialogare con chiunque trova, in questo modo di amare l’altro, di amare gli ultimi, il senso ultimo e profondo di ogni fede religiosa, trova qualche cosa in cui il cristiano si sente a casa, perché Gesù si sentiva a casa. E questa prospettiva oggi la sentiamo quanto mai necessaria, per uscire da letture della fede, connotate seppure anche pesantemente dalla storia, dagli errori fatti dalla storia, non devono trascinare con sé il senso proprio e profondo della fede, come dire che la fede porta inevitabilmente a queste derive. No!
La fede nel Signore Gesù, nel suo significato autentico, quello che Gesù gli ha voluto dare, è una fede che non crea contrapposizioni ed esclusioni ma inclusioni. E’ una fede che non restringe ma allarga, che non chiude ma apre! Ecco allora il frutto dell’amore di Dio accolto e vissuto!

Don Marco Casale

Chiesa di S. Maria Maddalena – Bizzozero

Trascrizione non rivista dall’autore

 

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.

Articoli correlati: La Parola in mezzo a noi 30 aprile 2017