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Foto Raffaele Coppola: Don Ihab Alrachid
Tre testimoni diretti hanno portato anche a Bizzozero i racconti delle persecuzioni quotidiane dei cristiani in Medioriente.
Foto Raffaele Coppola: Don Ihab a Bizzozero durante una Santa Messa
A riportare la loro testimonianza è Carmen Minonzio, che li ha assistiti nei loro spostamenti durante il loro soggiorno varesino:
"Don Ihab ha parlato della situazione in Siria ove prima della guerra gli appartenenti alla comunità cristiana erano rispettati, professavano pubblicamente la loro fede e le feste principali (Natale, Pasqua) erano considerate feste nazionali.
Sei anni di guerra, con l’arrivo dei gruppi di terroristi di Al Qaeda, ISIS, e altri, hanno portato nella comunità lutti, distruzione, fame, terrore.
L’odio verso la comunità cristiana portato dai gruppi terroristici è finalizzato ad annientarla, i fondamentalisti musulmani si accaniscono sulle singole persone, sulle famiglie, bambini, giovani, anziani, uomini, donne, imponendo la conversione all’Islam.
Le alternative sono pesantissime, gli uomini e tutte le persone anziane vengono uccise, i giovani ed i bambini sono utilizzati come soldati, le donne subiscono inenarrabili violenze e sono vendute al mercato degli schiavi o utilizzate come “regali” per gli alleati.
Nelle zone “più calme” i cristiani, a differenza dei musulmani, devono pagare le tasse ed a loro non sono riconosciuti molti diritti civili.
È anche accaduto che giovani uomini siano stati rapiti, obbligati a imparare a memoria il corano, imprigionati e torturati e rilasciati dopo alcuni anni in condizioni psicologiche tremende.
Alcuni vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose sono stati rapiti da anni e di loro non si hanno più notizie.
In queste condizioni estreme i cristiani soffrono ma resistono nella loro fede, alcune famiglie pe-rò non reggono a queste persecuzioni per cui sono emigrate all’estero (Europa, America, Australia) per dare ai propri figli un futuro ed è molto difficile che torneranno quando la guerra finirà.
Quelli che rimangono hanno scelto di rimanere nella fede, senza rinnegarla sebbene ciò possa significare anche l’estremo sacrificio e le chiese sono sempre affollate sia nelle domeniche che nelle feste e celebrazioni particolari.
Va fatto notare che la presenza di cattolici in Siria dall’inizio della guerra ad oggi è più che dimezzata.
Foto Raffaele Coppola: Don Ihab Alrachid sacerdote di Damasco in Siria
In Palestina i cristiani non sono soggetti a veri e propri atti di violenza, ma subiscono costante-mente angherie, vessazioni, ricevono insulti sia da parte degli ebrei, che li considerano traditori, che da parte dei musulmani che li considerano invece degli infedeli, e tutto ciò per portarli allo sfini-mento, togliergli libertà e speranza per un futuro dignitoso e costringerli all’emigrazione.
Sia in Siria che in Palestina i cristiani sono sempre di meno, il loro numero si riduce di anno in anno e il rischio è che spariscano definitivamente proprio nelle terre dove il cristianesimo è nato, gli Apostoli hanno iniziato la loro missione e da lì sono stati inviati per evangelizzare tutto il mon-do.
Don Ihab e Padre Issa ci chiedono di non dimenticare e di pregare per queste terre perché anche per loro arrivi una speranza concreta di pace".
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