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Foto Raffaele Coppola: Scorcio di uno spazio interno del Molina
La casa di cura comunica che dopo l'ospite deceduto mercoledì, sono state riscontrate altre due positività.
"Altri due ospiti - prosegue poi il comunicato -, inviati in ospedale, sono risultate positive al virus e sono attualmente in cura presso le strutture ospedaliere. Si tratta quindi, come già è avvenuto in diverse altre RSA della Lombardia, di un cluster di coronavirus, che stiamo affrontando con tutti gli strumenti a nostra disposizione".
La direzione del Molina interviene poi sulle numerose voci che giungono da parenti ed operatori della struttura che lamentano una presunta carenza di iniziative ed attrezzature per affrontare l'emergenza: "Ricordiamo che fin dal manifestarsi delle prime avvisaglie abbiamo contingentato gli accessi dei Parenti, chiudendo completamente l’accesso dal 8 marzo, al fine di limitare occasioni di contagio tra gli ospiti, salvo comprovate esigenze autorizzate dalla Direzione Sanitaria. Per il nucleo in questione e per altri due nuclei della stessa casa abbiamo elevato gli standard di protezione individuale per gli ospiti e gli operatori, dotandoli di adeguati Dispositivi di Protezione Individuali. Sulla base delle indicazioni ricevute dal Servizio di Igiene e Sanità Pubblica di ATS Insubria, da noi prontamente informato, abbiamo attuato le necessarie misure di isolamento di singoli ospiti che presentano un quadro clinico compatibile con il contagio".
La nota diffusa dalla direzione si conclude poi con indicazioni che vogliono rassicurare dipendenti, ospiti, parenti e cittadinanza: "Comprendiamo la preoccupazione dei Parenti e del pubblico e vi garantiamo la serietà del nostro impegno, condiviso da tutti i collaboratori. Siamo fino ad ora riusciti, nonostante grandi difficoltà, a reperire rifornimenti dei DPI, quali mascherine, guanti, occhiali di protezione e camici monouso. Ci stiamo attrezzando, in collaborazione con la ATS ed ASST Sette Laghi, per effettuare controlli diagnostici relativi alla infezione da Covid-19 di operatori ed ospiti, come indagini sierologiche e tamponi. Stiamo perfezionando la collaborazione con un infettivologo di lunga esperienza, il dott. Roberto Martegani, per la sua consulenza alla Fondazione. Sarà nostra cura comunicare gli sviluppi della situazione che, al momento, è in evoluzione".
Sula delicata situazione, è intervenuto anche il sindaco (la Fondazione Molina del resto risponde direttamente al Comune di Varese che ne nomina 4 dei 5 componenti il Consiglio d'Amministrazione): “Sto seguendo con la massima attenzione la situazione al Molina. Sono in contatto continuo con il Presidente della Fondazione Molina e con Ats che mi hanno comunicato come la RSA, sin dall'inizio della emergenza coronavirus, abbia attivato tutti i protocolli di sicurezza previsti. Purtroppo in questa situazione di crisi sanitaria tutte le strutture come questa stanno dimostrando di essere luoghi fragili e tra i più esposti all'emergenza, lo stiamo vedendo in tante città.
Per questo ho chiesto ad Ats di aumentare la dotazione di dispositivi di sicurezza per il personale che opera al Molina e l'esecuzione dei tamponi al personale. Inoltre, ho anche chiesto al Molina di aumentare la comunicazione con i parenti che da diversi giorni non possono accedere alla struttura in modo da tranquillizzare tutti i famigliari.
Inoltre, vista la carenza di dispositivi di protezione segnalata dai sanitari voglio lanciare un appello a tutti, in particolare ai curatori fallimentari: se nei magazzini avete scorte in giacenza di materiali come mascherine, guanti ed altri dispositivi di protezione sono ben accetti. Vanno subito consegnati ad Ats che li smisterà tra ospedali e case di riposo. Ci potrebbero essere materiali utili in questo momento immobilizzati nei magazzini. Dobbiamo usarli. Il Tribunale di Varese ha colto la proposta che avevo lanciato di interessare i curatori dei diversi fallimenti per cercare materiali utili in questo momento. È notizia di questi giorni di un rinvenimento di un significativo quantitativo di protezioni che verranno assegnate all'ospedale di Varese così da far lavorare i sanitari con maggiore sicurezza. Si tratta di materiali che altrimenti sarebbero rimasti inutilizzati per diverso tempo”.
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