Foto Mario Bianchi: La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 29 dicembre a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 27 dicembre 2019:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

Domenica nell’Ottava del Natale
Gv 1, 1 – 14

In questa domenica dell’ottava di Natale rileggiamo il brano del prologo del Vangelo di Giovanni, che abbiamo già ascoltato la notte di Natale e che stavolta ci viene proposto nella sua versione integrale. E’ un brano che rappresenta sempre una sfida, perché sicuramente non è come il racconto di Luca che ci introduce nell’ambientazione di Betlemme e che ci fa immaginare Gesù, Maria, i pastori e gli angeli. E’ un racconto, quello di Giovanni, che ci invita a contemplare il mistero del Natale a ritroso, andando fino al principio. Chi è questo Bambino, si domanda Giovanni, da dove arriva e va ad attingere fino alla profondità del Verbo che è la Parola di Dio che si fa carne. Questa Parola, che è Dio stesso, questa Parola che poi è il Figlio di Dio - e lo è da sempre - in un punto preciso, in un momento preciso entra nella storia degli uomini e si fa carne: l’Eterno entra nel tempo e rende visibile Colui che è invisibile.
Ecco che qui trova risposta la domanda: Come faccio a credere a Dio che non vedo e che è invisibile? Come faccio a credere a colui che non vedo? Ecco la risposta: Guarda questo bambino! La fede, allora, significa riconoscere in questo bambino Gesù di Nazareth la manifestazione della presenza di Dio stesso: Dio si è reso visibile nella carne di questo bambino e chi contempla lui contempla la presenza stessa di Dio. Ecco che Giovanni ci aiuta a comprendere meglio la scena del natale e questo è importante perché il natale non diventi solo una festa di buoni sentimenti ma diventi un momento che ci aiuta a comprendere meglio il volto di Dio. Il fatto che il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, permettendoci di contemplare la gloria di Dio in questo bambino, riconoscendo in lui il figlio unigenito di Dio, ci dice, allo stesso tempo, un’altra cosa importante, che “venne ad abitare in mezzo a noi” e, più precisamente, che “ha posto la sua tenda in mezzo a noi” cioè ha condiviso la nostra condizione di uomini pellegrini su questa terra. Ha condiviso anche la nostra mortalità – noi sappiamo che la nostra patria è nei cieli, quindi noi siamo pellegrini su questa terra ma attendiamo una dimora definitiva nei cieli – ed è venuto per condividere la nostra condizione umana in tutto, nella fragilità della nostra carne, anche nella nostra mortalità. Egli, ponendo la sua tenda in mezzo a noi ci ha detto che il desiderio di Dio - come lo era nel cammino del popolo di Israele nel deserto, quando gli Israeliti erano nomadi ed avevano le loro tende per spostarsi ed anche l’arca di Dio aveva una sua tenda come tutte le famiglie del suo popolo - continua ad essere quello di stare con noi uomini: una presenza in mezzo a noi, condividendo la nostra condizione di pellegrini, di precarietà, di cammino, di ricerca nel deserto della vita verso la terra promessa. Dio, quindi, non è solo colui che ci attende alla fine di questo cammino, ma è colui che fa la strada insieme a noi, è nostro compagno di viaggio e cammina accanto a noi. Questo modo, da parte di Giovanni, di descrivere il mistero dell’incarnazione di Dio, ci invita a considerare la presenza di Dio come quella di un compagno di viaggio, che conosce bene la natura umana con tutte le sue fragilità, le sue fatiche, i suoi desideri perché la condivide in tutto.
Questa domenica dell’Ottava, allora, è un invito a sostare ancora su questo mistero del natale andando un po’ più a fondo nel suo significato. Noi che cosa possiamo fare? Possiamo adorare questo bambino, sostare ancora davanti a questo bambino, come abbiamo fatto il giorno di natale nella nostra parrocchia in cui abbiamo deposto nella mangiatoia un bimbo vero e questo segno ci ha aiutato, più di tante parole, a comprendere meglio il significato del natale che è: Prendere in braccio questo bambino, guardare questo bambino, stringerlo, abbracciarlo e poter riconoscere in lui la presenza di Dio, la volontà di Dio di farsi piccolo ed ispirare quei sentimenti di amore che vince il timore, di tenerezza che un bambino ispira. Dio ha fatto forse il gesto più forte che si poteva fare per dirci: Non abbiate paura di Dio! Vedete quante volte l’angelo dice a Maria “non temere” e poi gli angeli ai pastori “non abbiate paura.” Quante volte abbiamo avuto paura di Dio, del suo giudizio, della sua volontà imprevedibile, così misteriosa, così preoccupante! Finalmente riceviamo questo annuncio: Non aver paura della volontà di Dio, del giudizio di Dio! Guarda questo bambino, smetti di aver paura ed affidati a lui!
Questo farsi carne del Verbo di Dio noi lo possiamo applicare a tutti gli uomini, perché Dio è venuto ad abitare in ogni situazione umana, tutte, nessuna esclusa. La predilezione di Dio, poi, sappiamo che è sempre per gli ultimi, per gli emarginati, per quelli dimenticati però sappiamo anche che Dio lo fa non per escludere gli altri ma per poter arrivare a tutti. Per poter realizzare il sogno di Dio di arrivare a tutti la strada maestra è questa: Partire dagli ultimi, perché se parti dagli ultimi non ti dimentichi di nessuno! Allora ecco che Dio si manifesta anzitutto ai pastori, ai poveri, a coloro che sono un po’ ai margini della società e che sono poco considerati, tenuti a distanza:Sono i primi a ricevere l’annuncio. Poi Dio ha una predilezione per i piccoli, per i peccatori, per i lebbrosi: Gesù andrà sempre a cercare per primi quelli che vengono emarginati, tenuti a distanza, come i samaritani. Gesù andrà da questi ultimi, dai dimenticati.
“Il Verbo si è fatto carne” vuol dire che l’amore di Dio non dimentica nessuno ma arriva a tutti!
In questo tempo di Natale siamo invitato a pensare a coloro di cui più facilmente ci dimentichiamo, alle persone sole, agli anziani, a coloro che si sono un po’ ritirati ed isolati, che dichiarano, magari, di volersi isolare ma che, dietro questa apparente richiesta, qualche volta hanno invece un desiderio contrario, quello, cioè, di essere cercati Andiamo a cercare chi è solo, chi si isola, perché il Verbo si è fatto carne ed è andato a cercare tutti. In questi giorni ognuno di noi provi a pensare chi possiamo andare a cercare; il Signore invita ciascuno di noi a farlo, ad andare a cercare qualcuno, soprattutto quelli meno cercati, in modo che il mistero del Natale non lasci fuori nessuno. Guai se noi festeggiamo il Natale e qualcuno, invece, rimane fuori da questo momento di festa, si sente solo e trascurato: vorrebbe dire che è un Natale a metà, vorrebbe dire che il mistero del Natale è ancora incompiuto. Il Verbo di Dio che desidera farsi carico di ogni uomo ha ancora bisogno di noi per arrivare davvero a tutti, nessuno escluso.
Continuiamo, allora, la contemplazione di questo bambino, del Verbo fatto carne, ed accogliamo il suo invito a diventare segno di questa presenza e di questa vicinanza ad ogni uomo. Insegniamo all’uomo a non aver paura di Dio e facciamo sentire ad ogni uomo che nessuno è dimenticato, facciamoglielo sentire attraverso di noi, attraverso la nostra presenza, la nostra vicinanza, la nostra attenzione.

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

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