Foto Mario Bianchi: La facciata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 22 settembre a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione sul Vangelo domenicale, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 20 settembre 2019:

 

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

IV Domenica dopo il martirio di S. Giovanni​
Gv 6, 51 - 59​​​

«51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
59Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Il Vangelo di Giovanni è l’unico dei quattro Vangeli che non riporta l’istituzione dell’Eucarestia ma riporta il racconto della lavanda dei piedi: in qualche modo esprime il significato stesso dell’Eucarestia. Sembra quasi, allora, che con questo discorso del cap. 6 del Vangelo di Giovanni si voglia un po’ colmare una lacuna: Pur essendo precedente all’ultima cena, all’istituzione dell’Eucarestia, questa diventa una vera e propria catechesi sull’Eucarestia.
Che cos’è l’Eucarestia? Qui Gesù lo spiega! Giovanni, in qualche modo, anticipa la spiegazione dell’Eucarestia legandolo al segno della moltiplicazione dei pani che dell’Eucarestia è un’anticipazione. Quello che colpisce è l’insistenza di Giovanni sul “mangiare” e sul “bere” che sono gesti fisici, materiali, legati alla realtà di questo mondo, legati al nostro corpo, fatto di carne; appunto “carne”, termine che Giovanni usa molto e che rimanda, però, non solo al significato che noi diamo al termine carne, alla materialità della nostra carne umana, ma rimanda al tema dell’incarnazione - Gv, 1 “Il Verbo, Dio, si è fatto carne” cioè uomo - quindi “carne” indica la nostra umanità nella sua materialità, temporalità, fragilità, mortalità. Dio nel tempo si è fatto uomo, in una carne umana, nella realtà della nostra umanità che ha assunto in tutto, anche nella sua fragilità e mortalità. Capite perché i Giudei discutevano aspramente fra loro: Come può Dio, l’Onnipotente, l’Altissimo farsi piccolo, farsi carne, farsi uomo!?! Ecco, noi non dobbiamo abituarci a dare per scontato il fatto che Dio si è fatto uomo in Gesù di Nazareth anche perché, fra tutte le possibilità da parte di Dio di farsi uomo, Egli non ha scelto né la più nobile né la più appariscente né la più ricca: Ha scelto di farsi uomo, figlio di un artigiano, della regione periferica della Galilea, in un paese piccolissimo come Nazareth, sconosciuto ai più.
Giovanni insiste su questo tema della carne del mangiare la carne e bere il sangue perché, quando viene scritto il suo Vangelo, alla fine del I secolo - Giovanni è l’ultimo evangelista che scrive e tutti gli altri evangelisti hanno già scritto – stanno iniziando già a insorgere delle eresie, cioè delle riduzioni dell’annuncio del Vangelo, in particolare lo gnosticismo che fa del cristianesimo una dottrina, un insegnamento ma non legato alla carne, anzi slegato dall’incarnazione. Gnosticismo vuol dire proporre un insegnamento religioso, alto, nobile moralmente ma che sta in piedi anche a prescindere dall’incarnazione di Dio, dal fatto che Dio si sia fatto uomo. Questa eresia, con la quale Giovanni l’evangelista si trova a confrontarsi già nel I secolo, pochi decenni dopo la Pasqua di Gesù, è un’eresia con la quale ancora oggi noi ci confrontiamo: Fare del cristianesimo, in qualche modo, solo una dottrina che ha la pretesa di stare in piedi a prescindere dall’umanità di Cristo, dal fatto che Dio si sia fatto uno di noi, uomo in tutto: ha assunto la nostra carne. Un Dio, quindi, che non vuole essere relegato in una realtà lontana dagli uomini ma che si è abbassato fino a noi, diventando uno di noi!
Questa insistenza di Gesù sul mangiare la carne del Figlio dell’uomo e sul bere il suo sangue, sangue che è la vita, diventa per noi una indicazione forte e chiara sulla via che Dio ha scelto, donandoci il figlio Gesù, e che noi ci sentiamo chiamati a percorrere ed alla quale rimanere fedeli.
Il tema della carne e del sangue ci richiama anche al fatto che prima di Noè gli uomini non mangiavano la carne animale; dopo Noè si parla del fatto che Dio concede agli uomini di mangiare anche la carne degli animali a patto, però, di mangiarla senza il sangue, perché il sangue è la vita – mangiare per nutrirsi ma non per portar via la vita. Questa tradizione rimane così radicata nel popolo di Israele che anche la prima comunità cristiana (Atti, 15 – I Concilio di Gerusalemme) apre alla possibilità di accogliere l’annuncio del vangelo anche ai pagani, senza essere circoncisi ma ponendo, come unica condizione, quella di astenersi dalla carne in cui c’è il sangue, cioè la vita. Dicendo questo Gesù, cioè offrendo la sua carne ed anche il suo sangue, esprime questo eccesso dell’amore di Dio che ci dona tutto se stesso, perfino la vita, che nella tradizione Ebraica viene sempre considerata come qualche cosa che non può essere depredata, a nessuna creatura. Ebbene: Dio offre anche questo, la sua vita, ci dona tutto e non chiede nulla!
Questa insistenza di Gesù, come riportato dal vangelo di Giovanni, deriva dal fatto che l’evangelista era diventato consapevole del fatto che subito gli uomini sarebbero stati tentati di dire che così era troppo, che non era possibile che Dio si fosse spinto fino a questo punto nel dono di sé e che non lo avrebbero accettato. Anche noi siamo fatti così, non lo accettiamo, per noi è troppo! Lo riconduciamo ai nostri schemi ed alla nostra misura delle cose. Vedete quanto è importante un testo come questo!
Ma cosa ne viene a noi? Noi possiamo pensare che quando ci accostiamo all’Eucarestia, quando mangiamo questa carne che il Figlio dell’Uomo ci dà, noi stiamo facendo comunione con il Signore accettando il dono di sé che Dio ci fa, la sua vita per noi, in noi, accettando di ricevere la vita stessa di Dio in noi. E’ come il gesto del mangiare: da una parte noi assimiliamo il cibo e dall’altra noi diventiamo il cibo che mangiamo perché ne assorbiamo gli elementi di cui il cibo è fatto, lo assimiliamo e quindi siamo fatti di ciò che abbiamo mangiato; quindi il fatto di nutrirci di questo cibo ci trasforma e ci fa diventare quello che noi mangiamo. Siamo chiamati a recuperare la consapevolezza di questo gesto che noi compiamo perché, come tutte le cose umane, l’abitudine un po’ svuota, logora tutte le cose belle della vita, anche l’Eucarestia! Che bello poter cogliere un’occasione come questa per riprenderne pienezza di significato.
Partecipare di questo pane, poi, porta come effetto che noi diventiamo quel pane che mangiamo, cioè diventiamo, a nostra volta, pane fatto per essere mangiato, per farsi dono d’amore per gli altri. La partecipazione all’Eucarestia, quindi, ci rende uomini e donne eucaristici, cioè capaci di fare della propria vita un dono d’amore per gli altri; ma ciò avviene se abbiamo accolto questo dono noi prima!
Mangiare questo pane e bere questo vino ci fa assumere la “forma” dell’Eucarestia. Per questo l’Eucarestia fra tutti e sette i Sacramenti è il Sacramento su cui tutti gli altri sono fondati. Se, da una parte, il Battesimo è la porta di tutti i sacramenti – ricevendo il Battesimo si possono ricevere tutti gli altri sacramenti – dall’altra il dono da cui hanno origine tutti gli altri doni sacramentali è l’Eucarestia, perché è il sacramento in cui Gesù dona se stesso, il proprio corpo ed il proprio sangue, Fare della propria vita un pane donato per altri fa si che noi interpretiamo la vita, prima che attraverso ciò che agli altri chiediamo, anzitutto attraverso ciò che agli altri diamo: cambia la prospettiva della nostra vita! Questo ci libera dalla pretesa nei confronti degli altri perché ci fa sentire amati e sentirsi amati, ricolmi di questo amore di Dio, ci rende assetati di un ricercare le modalità con cui questo amore può essere donato e ci libera dal bisogno di andare alla ricerca di qualcuno che ci ami, perché ci sentiamo già completamente colmi da questo amore.
Allora la partecipazione all’Eucarestia, il mangiare questa carne ed il bere questo sangue, è un dono d’amore che ha la possibilità di trasformare in profondità la nostra vita! Ciascuno di noi può andare alla ricerca di come la sua partecipazione all’Eucarestia, nel tempo, sta trasformando la propria vita, rendendola sempre più simile alla vita di Gesù, sempre più capace di essere dono d’amore per gli altri.

Don Marco Casale
Casa San Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

 

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.

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