La faccaiata di Casa San Carlo con la caratteristica meridiana

Approfondimento del Vangelo di domenica 4 febbraio a cura di don Marco Casale.


Di seguito la libera trascrizione dell'intervento di don Marco Casale in occasione del momento di riflessione, proposto ogni venerdì sera alle ore 21 presso la Casa San Carlo di via Santa Maria Maddalena, un momento di meditazione sul Vangelo domenicale per riflettere e meglio prepararsi alla celebrazione liturgica.

Grazie al lavoro di alcuni volontari riproponiamo i contenuti dell'incontro di venerdì 2 febbraio 2018:

LA PAROLA IN MEZZO A NOI

Penultima domenica dopo l’Epifania
Lc 7, 36 – 50

36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?».43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Questa prima domenica di Febbraio è, come di consueto, la giornata per la vita e noi celebriamo il Signore che è il Signore della vita, che ama la vita, soprattutto quella fragile, quella dimenticata, quella emarginata, quella trascurata:
la vita nascente dei bambini non desiderati;
la vita al suo termine: quella dell’anziano rimasto solo, a cui mancano le necessarie cure;
la vita della persona disabile che subisce discriminazioni;
la vita dello straniero che viene giudicato solo per il colore della pelle e non per la persona che è, per quello che fa; la vita di ogni uomo che Dio ama, accoglie ed a cui dà vita.
Il Vangelo di oggi ci parla del perdono di Dio che significa “vita nuova”: una vita nuova anche oltre il peccato, oltre il male commesso. E’ una vita che Dio dona, che la sua misericordia che perdona ci dona - e questa è una caratteristica tutta di Dio, esclusivamente sua – e noi diventiamo capaci di perdono perché Lui ce ne rende capaci.
Nell’accoglienza che Gesù riserva a questa donna noi troviamo qualcosa che ci colpisce e ci commuove: Gesù ha un modo di guardare questa donna molto diverso da tutti gli altri. Tutti guardano al suo peccato, perché è una peccatrice, una prostituta e Gesù, invece, guarda al cuore di questa donna, alla sua sofferenza e guarda anche al positivo di questa donna: alla sua capacità di manifestargli affetto, tenerezza, in un modo molto umano, molto fisico, molto attento, molto delicato. Gesù valorizza e apprezza questo lato della donna che gli altri non vedono, non considerano. Dobbiamo dire che in questo una riflessione siamo invitati a farla anche noi: quanto tempo noi dedichiamo all’espressione dell’affetto, della tenerezza e quanto invece a puntare il dito nei confronti degli altri - quella lì ha fatto, quello lì ha detto… - continuando a giudicare gli altri? Gesù sposta decisamente la sua attenzione dal giudizio nei confronti degli altri a come posso manifestare il mio voler bene all’altro o accogliere il modo con cui l’altro mi vuol bene?
Ecco che, allora, la parola di Gesù diventa molto forte nei confronti di Simone: “vedi Simone, a chi ha molto amato molto è stato perdonato; a chi, invece, ha amato poco, poco gli è perdonato.” E qui c’è dentro Simone: c’è tutta la povertà dell’amore che attira il perdono! Il modo con cui Gesù accoglie questa donna restituisce a lei una dignità che forse non conosceva più. E’ l’essenziale dell’operato di Dio: Far sentire ogni uomo ed ogni donna degno di amore e capace, a sua volta, di amare. Gesù è venuto nel mondo per questo! Allora, tutte le volte che noi partecipiamo di questa opera di Gesù, della misericordia di Dio che si manifesta in Gesù, noi diventiamo parte del modo con cui il Signore è venuto per portare la salvezza nel mondo. Nel momento in cui anche noi diventiamo capaci di restituire la dignità personale e la capacità di sentirsi amata ad una persona che non ha questa capacità: in quel momento noi mettiamo in pratica veramente la parola del Signore. Questo è “vivere fino in fondo” la nostra vocazione cristiana che è vocazione all’amore.
Allora comprendiamo perché la giornata della vita diventa la giornata in cui ogni vita, anzitutto quella non accolta di un bambino, quella dimenticata di un anziano, quella emarginata, trascurata, condannata, disprezzata. Tutte le volte che noi, uscendo da uno sguardo collettivo giudicante, ci apriamo all’accoglienza di una vita che è rimasta ai margini e la riportiamo al centro della nostra attenzione e le restituiamo la dignità di chi, sentendosi amato, riscopre, a sua volta, di essere capace di amare: lì, in quel momento, noi ci troviamo nel cuore del Vangelo. Con questa nuova consapevolezza noi scopriamo quella parte di noi che assomiglia di più a Simone, al modo di essere dei farisei e cominciamo a gettare la maschera e ci scopriamo capaci di ricevere e dare amore, nella tenerezza, quella tenerezza che un po’ desideriamo e un po’ temiamo, un po’ accogliamo ed un po’ respingiamo, perché ne abbiamo bisogno ma, di cui alle volte, ne abbiamo anche paura, perché temiamo dei secondi fini, perché temiamo che non sia fino in fondo accolta.
Ecco: il Signore non ha avuto paura della tenerezza, non ha avuto paura di accoglierla né di esprimerla. Non è indifferente che l’amore di Dio si esprima, non genericamente ma al modo della tenerezza, dei gesti di affetto, di cui Gesù era capace e che Gesù, a nessuno dei suoi figli, fa mai mancare.

Don Marco Casale​
Casa san Carlo – Bizzozero
Trascrizione non rivista dall’autore

I numeri posti all'inizio di diverse frasi evangeliche indicano i numeri di paragrafo.

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